"Il nazionalismo, ovviamente, è intrinsecamente assurdo. Perché la fortuna o la sfortuna di nascere come americano, albanese, scozzese o isolano delle Fiji dovrebbe imporre forme di fedeltà e devozione che dominano la vita di un individuo e strutturano una società in modo da metterla in conflitto formale con altre? In passato c’era attaccamento al luogo, al clan e alla tribù, obblighi verso il signore o il padrone di casa, guerre dinastiche o territoriali, ma la lealtà primaria era verso la religione, Dio o il re-dio, eventualmente verso l'imperatore, verso una civiltà in quanto tale. Non esisteva una nazione. C'era l'attaccamento alla patria, la terra dei propri padri, o il patriottismo, ma parlare di nazionalismo prima dei tempi moderni è anacronistico". WILLIAM PFAFF
Dire che il "mondo sta diventando più piccolo" è una figura retorica molto diffusa, utilizzata anche da autorità del mondo della pubblicità, come l’agenzia ingaggiata da IBM nel 1994. I loro spot multiculturali per Internet "Solutions for a small planet" ricordano, anche a chi non se ne fosse reso conto da solo, che la tecnologia ha cambiato il modo in cui le persone si relazionano tra loro in tutto il mondo. Rimandiamo all'illustre storico William McNeill per un'utile nota sulle implicazioni: "La continua intensificazione delle comunicazioni e dei trasporti, invece di favorire il consolidamento nazionale, ha cominciato a funzionare in senso contrario, nella misura in cui il suo raggio d'azione trascende i confini politici ed etnici esistenti". Man mano che il mondo "diventa più piccolo" e le comunicazioni migliorano, le rivendicazioni anacronistiche e "intrinsecamente assurde" delle nazioni e del nazionalismo sono destinate a indebolirsi.
Sebbene si possa pensare che la tecnologia indebolisca le “nazioni” e i nazionalismi, la storia ci dice che questo cambiamento non sarà graduale. La transizione porterà a una crisi. Servirà un nuovo modo di pensare la comunità, oltre il nazionalismo e lo Stato-Nazione. Come ha scritto Michael Billig, le nostre idee sull’appartenenza a una nazione sono “prodotti di un’età storica” l’Età Moderna, che, forse, è finita. Le sue istituzioni, gli Stati-Nazione, sono ancora in piedi, ma su basi fragili. Quando crolleranno, ci sarà una reazione negativa, soprattutto nei paesi ricchi dove l’economia nazionale ha garantito alti redditi anche a chi lavorava poco. Pensiamo che il cambiamento causato dalla tecnologia dell’informazione porterà a un cambiamento radicale delle istituzioni. La tesi di questo libro è che il potere degli Stati-Nazione sarà privatizzato e venduto. Come ogni cambiamento radicale, questo richiederà un nuovo modo di vedere il mondo. Questo non avviene mai in modo lineare. Anzi, come abbiamo spiegato in “The Great Reckoning”, è quasi impossibile. Ci aspettiamo che l’Età dell’Informazione porti discontinuità E rotture con le istituzioni e la coscienza del passato.
Questo è quello che vedremo nel processo di cambiamento:
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Cambiamenti nell'organizzazione economica descritti nei capitoli precedenti, derivanti dall'impatto dell’utilizzo dei microprocessori.
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Un declino più o meno rapido dell'importanza di tutte le organizzazioni che operano entro i confini geografici rispetto a quelle sovranazionali. Governi, sindacati, professioni regolamentate e lobbysti saranno meno importanti nell'Era dell'Informazione di quanto lo siano stati nell'Era Industriale. Poiché i favori e i vincoli commerciali estorti ai governi saranno meno utili, meno risorse saranno sprecate in attività di lobbying.
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Un'ampia consapevolezza che lo Stato-Nazione è obsoleto, portando a diffusi movimenti secessionisti in molte parti del globo.
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Un declino dello status e del potere delle élite tradizionali, così come una diminuzione del rispetto verso i simboli e alle credenze che giustificano l’esistenza dello Stato-Nazione.
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Una reazione nazionalista intensa e talvolta violenta concentrata tra coloro che perdono status, reddito e potere quando ciò che considerano la loro "vita ordinaria" verrà interrotta dalla regressione politica e dalle nuove disposizioni di mercato. Tra le caratteristiche di questa reazione: A. Sospetto e opposizione alla globalizzazione, al libero scambio, alla proprietà e alla penetrazione "straniera" nelle economie locali; B. Ostilità all'immigrazione, soprattutto di gruppi che sono visibilmente diversi dal gruppo nazionale originario; C. Odio popolare verso l'élite dell'informazione, i ricchi, i ben istruiti e proteste contro la fuga di capitali e contro la scomparsa di posti di lavoro; D. Misure estreme da parte dei nazionalisti intenzionati a fermare la secessione di individui e regioni dagli Stati-Nazione, compreso il ricorso a guerre e atti di "pulizia etnica" che rafforzano l'identificazione nazionalista con lo stato e giustificano le sue rivendicazioni sulle persone e sulle loro risorse.
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Poiché sarà evidente che le tecnologie dell'informazione facilitano la fuga degli Individui Sovrani dal potere dello Stato, la reazione al crollo della coercizione includerà anche un attacco neo-luddista a queste nuove tecnologie e a coloro che le utilizzano.
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La reazione nazionalista-luddista (n.d.r. da luddismo, Movimento operaio che in Inghilterra, all’inizio del XIX secolo, reagì violentemente contro l’introduzione dei macchinari automatici nelle fabbriche, ricorrendo, come metodo di lotta, alla distruzione delle macchine stesse, considerate la causa principale della crescente disoccupazione; in questo caso si fa riferimento a movimenti che reagiscono violentemente all’introduzione della tecnologia) non sarà uniforme tra regioni e gruppi di popolazione: A. La reazione sarà meno intensa nelle economie in rapida crescita dove il reddito pro capite era basso durante l'era industriale e l’aumento della ricchezza sarà più equamente distribuito tra tutte le classi sociali. B. I sentimenti reazionari saranno più intensi all'interno dei paesi attualmente ricchi e, soprattutto, nelle comunità con un’alta percentuale di lavoratori poco qualificati che in precedenza avevano goduto comunque di redditi relativamente elevati. C. Nonostante eventuali frange estremiste potranno eccezionalmente sfociare nel terrorismo, i neo-Luddisti attireranno la maggior parte dei loro aderenti tra i meno ricchi all'interno delle popolazioni dei principali stati nazionali. D. La reazione nazionalista e Luddista sarà più forte tra le persone mediamente istruite, frustrate per non aver raggiunto il successo sperato, cresciute durante l'era industriale e che devono affrontare una mobilità sociale verso il basso. La stretta relazione tra le competenze, i valori e quindi il successo economico è descritta da Lawrence E. Harrison in "Who Prospers? How Cultural Values Shape Economic and Political Success" (New York: Basic Books, 1992).
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La reazione nazionalista raggiungerà il culmine nei primi decenni del nuovo millennio, poi svanirà poiché l'efficienza delle sovranità distribuite si dimostrerà superiore al potere centralizzato dello Stato-Nazione. Sospettiamo che la prepotenza degli Stati-Nazione nei confronti dei popoli non allineati ai loro principi, esemplificata dall'invasione russa della Cecenia, tenderà a privare le nazioni e i fanatici nazionalisti della simpatia delle nuove generazioni che cresceranno nelle condizioni megapolitiche dell'Età dell'Informazione.
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Lo Stato-Nazione infine collasserà in una crisi fiscale. Le crisi sistemiche sorgono tipicamente quando le istituzioni falliscono a causa dell'aumento delle spese e della diminuzione dei redditi - una situazione che colpirà inevitabilmente i principali stati nazionali poiché le prestazioni pensionistiche e le spese mediche aumenteranno all'inizio del XXI secolo. Al momento della stesura, sia il Regno Unito che gli Stati Uniti sono gravati da passività pensionistiche di mille miliardi di dollari (comparabili su base pro capite) che nessuno dei due, è probabile, riuscirà a gestire. Altri grandi stati nazionali affronteranno oneri simili che li porteranno al fallimento finanziario.
In precedenza abbiamo descritto i motivi per cui si ritiene che il crollo dello stato assistenzialista avrà conseguenze che si avvicinano molto a quelle associate al crollo del monopolio istituzionale della Santa Chiesa cinque secoli fa. Non diversamente dallo Stato-Nazione di oggi, la Chiesa allora si trovava in una posizione di predominio indiscusso da secoli. Per certi aspetti, la Chiesa era addirittura in una posizione ben più solida di quella che lo stato avrebbe ottenuto cinquecento anni dopo. La Chiesa aveva a lungo rivendicato di agire come "l'autorità universale a capo della società cristiana." Questa è la rappresentazione dello storico dell'intellettuale medievale John B. Morrall. Eppure, mentre pochi europei avrebbero contestato la pretesa di supremazia della Chiesa nella Cristianità prima della rivoluzione tecnologica della fine del ‘400, la Chiesa sopravvisse nel suo ruolo tradizionale a malapena per un'altra generazione.
Entro Il primo ventennio del ‘500, milioni di europei avevano rifiutato l'autorità universale della Chiesa cattolica, un'eresia punibile con la tortura e la morte solo pochi decenni prima. Infatti, molte cattedrali e chiese medievali europee erano decorate con bassorilievi «didattici» di eretici a cui veniva strappata la lingua da demoni. La lezione che questi tormenti trasmettevano doveva aver impressionato molti parrocchiani analfabeti che potevano riconoscere le vittime come eretici semplicemente dalla loro punizione. L'iconografia era inequivocabile: gli eretici erano coloro a cui veniva mutilata la lingua. Per quanto potesse essere terribile questa punizione, era solo l'inizio della punizione ultima per l'eresia: la morte sul rogo. Tuttavia, la lezione della Chiesa non era sufficientemente intimidatoria. L'avvento della stampa aveva inflazionato così drasticamente l'offerta di argomenti eterodossi che persino la prospettiva di una terribile punizione cessò di dissuadere i potenziali eretici. Infatti, non pochi sfortunati pionieri della libertà religiosa nell'Europa moderna pagarono per le loro affermazioni di indipendenza spirituale con la lingua. Altri furono bruciati sul rogo. Gli agenti della reazione inquisitoria bruciarono letteralmente le persone per aver pronunciato ciò che oggi consideriamo espressioni ordinarie della coscienza. Nel complesso, la Riforma e la reazione che essa ispirò costarono la vita a milioni di persone. I morti in battaglia nell'ultima metà della Guerra dei Trent'anni ammontarono a 1.151.000. Molti altri morirono per fame, malattia e per mano dell'Inquisizione e di altre autorità. Ma non tutta la violenza fu perpetrata dalle autorità cattoliche. Le ossa di oltre mille noti cattolici inglesi che si pensa siano stati brutalmente assassinati dal re Enrico VIII sono state scoperte nella Torre di Londra. Alcuni, tra cui Sir Thomas More e il vescovo St. John Fisher, furono giustiziati pubblicamente per aver rifiutato di abbandonare la vecchia fede. D’altra parte, la figlia cattolica di re Enrico VIII, la regina Maria, affetta da sifilide ereditata dal padre, incenerì sul rogo trecento eretici protestanti negli ultimi due anni del suo regno. sQuesto fu il prezzo da pagare mentre individui di diverse idee affermavano le loro convinzioni religiose e il diritto a lungo negato di scegliere la chiesa cui aderire. Viste dalla nostra prospettiva, queste espressioni di convinzione personale rientravano ampiamente nell'ambito di ciò che dovrebbe essere protetto dalla libertà di religione e di parola. Ma non c'era né libertà di religione né libertà di parola nel XVI Secolo. Le autorità dell'epoca agivano ancora secondo la declinante mentalità medievale. Ai loro occhi i gesti di autonomia individuale in opposizione all'autorità, quella del Papa in particolare, erano oltraggiosi e decisamente sovversivi. Come ha detto lo storico teologico Euan Cameron, i riformatori religiosi come Martin Lutero adottarono idee che "comportavano una rottura deliberata e decisa con la continuità istituzionale e spirituale della vecchia Chiesa".
Con lo stesso spirito, prevediamo "una rottura deliberata e decisiva" con la continuità istituzionale e ideologica dello Stato-Nazione. Entro la fine del 2025, milioni di persone rette avranno commesso l'equivalente di un’eresia del XVI secolo, una specie di deliberato tradimento. Avranno ritirato la fedeltà ad uno Stato-Nazione vacillante per affermare la propria sovranità, il proprio diritto di scegliere non vescovi né case di culto, ma la forma di governo, agendo come clienti. La privatizzazione della sovranità avrà un parallelismo con la privatizzazione della coscienza di cinque secoli prima. Entrambi si costituiranno come defezioni di massa di ex sostenitori delle istituzioni dominanti. Come ha scritto Albert O. Hirschman, questo tipo di defezioni sono difficoltose perché "la defezione è stata spesso bollata come criminale, poiché è stata etichettata come diserzione, abbandono e tradimento." Gli Individui Sovrani non si limiteranno più ad aderire a ciò che viene loro imposto essendo inquadrati come risorse per l’esistenza dello stato. In milioni si libereranno degli obblighi di cittadinanza per diventare clienti dei servizi forniti dai governi. In effetti, creeranno e patrocineranno istituzioni parallele che porranno la maggior parte dei servizi legati alla cittadinanza su un piano del tutto commerciale. Per la maggior parte del XX Secolo, le persone produttive sono state trattate come beni dello Stato, proprio come l'allevatore tratta le vacche da latte. Sono stati spremuti sempre più vigorosamente. Ora alle mucche spunteranno le ali.
Così come le nuove condizioni megapolitiche hanno minato il monopolio della Chiesa nel XVI Secolo, ci aspettiamo che la megapolitica dell'Età dell’Informazione finisca per dettare i termini del governo nel XXI Secolo, non importa quanto oltraggiosi i nuovi termini possano sembrare a coloro che incarnavano i valori della politica moderna. L'evoluzione dallo status di "cittadino" a quello di "cliente" comporta un tradimento del passato tanto acuto quanto il passaggio dalla cavalleria alla cittadinanza all'inizio dell'era moderna. La defezione delle élite dell'informazione dalla cittadinanza avrà una origine molto simile a quella che ha portato milioni di europei, cinquecento anni prima, a rinunciare all'infallibilità del Papa.
Se il parallelo con la Riforma Protestante non ti convince, potrebbe essere dovuto in parte al fatto che, oggi, non è immediatamente evidente che la rinuncia alla fedeltà alle istituzioni religiose creava problemi tanto grandi quanto oggi ne creerebbe il tradimento allo stato. Al di fuori di pochi paesi islamici, l'eresia, alla fine del XX Secolo è diventata un delitto spirituale, non più sconvolgente per la reputazione di un individuo di una multa per eccesso di velocità. Infatti, non è raro trovare membri del clero (persino vescovi) in Europa e Nord America che non credono in Dio o negano i principi fondamentali della loro fede. Oggi, per essere considerati eretici non basterebbe dichiarare di adorare il diavolo. Nella maggior parte dei paesi occidentali, le dottrine religiose sono così malate e cadenti che poche persone possono identificare i punti teologici che furono, nel passato, al centro della controversia sulle eresie. Ciò riflette il generale spostamento dell'attenzione dalla religione.
In una certa misura, i leader religiosi hanno effettivamente contribuito a guidare la defezione del tardo XX Secolo dalla serietà sulle questioni spirituali proiettando le loro energie lontano dalle preoccupazioni spirituali per diventare lobbisti e agitatori sociali. Ancora attaccati al magnete del potere, dedicano gran parte dei loro sforzi a fare pressione sui leader politici affinché vengano adottate politiche redistributive, cruciali per il patto nazionalista. Ne sono testimoni gli sforzi della Chiesa cattolica in Argentina per fare pressione sul governo del presidente Carlos Menem, in modo da abbandonare le riforme economiche a favore delle convenzionali politiche monetarie inflazionistiche e fiscali keynesiane. Lamentele simili sono state presentate dai leader religiosi contro gli sforzi mirati a ristrutturare i budget gonfiati in Nuova Zelanda e molti altri paesi. I vescovi cattolici hanno esercitato vigorose pressioni contro la riforma del welfare negli Stati Uniti.
In poche parole, i leader religiosi contemporanei concentrano gran parte della loro autorità morale sulla redenzione secolare e sull'agitazione sociale per influenzare lo Stato piuttosto che sulla salvezza spirituale. Date queste prove, ci si può aspettare che partecipino come complici nella reazione contro l'imminente riforma secolare. Poiché lo Stato-Nazione viene sfidato e inizia a vacillare, non sarà più in grado di mantenere le promesse di benefici materiali che sono fondamentali per il sostegno popolare. L'accordo stipulato de facto al tempo della Rivoluzione Francese cesserà di esistere. Lo stato non sarà più in grado di garantire ai suoi cittadini istruzione a basso costo (o gratuita), cure mediche, assicurazioni contro la disoccupazione e pensioni in cambio di un servizio militare mal pagato. Anche se il cambiamento dei requisiti di guerra consentirà ai governi di difendere sé stessi, e i territori sotto il loro dominio, senza schierare eserciti di massa, questo difficilmente solleverà i governi delle critiche per aver infranto quello che è diventato un patto anacronistico. Infatti, mentre la nuova logica megapolitica prende piede, le sue conseguenze si dimostreranno selvaggiamente impopolari per i perdenti della nuova economia dell'informazione. È quindi quasi certo che molti leader religiosi, insieme ai principali beneficiari della spesa pubblica, si faranno avanguardia di una reazione nostalgica che cercherà di riaffermare le pretese del nazionalismo. Essi affermeranno che a nessun americano, francese, canadese o qualsiasi altra nazionalità, dovrebbe essere permesso di andare a letto affamato. Anche i paesi che sono stati in prima linea nelle riforme e che hanno tratto vantaggio in modo sproporzionato dal "globalismo favorevole al mercato", come la Nuova Zelanda, saranno tormentati da perdenti reazionari. Cercheranno di contrastare la circolazione di capitali e persone attraverso le frontiere. E non si fermeranno qui. I demagoghi, come Winston Peters, leader del New Zealand First Party, sono troppo pigri per pensare in maniera originale a come funzionerà il nuovo mondo. Ma, a tempo debito, Winston e i suoi scherani verranno informati della logica dell'economia dell'informazione. Cercheranno di fermare la diffusione di computer, robotica, telecomunicazioni, crittografia e altre tecnologie dell'Età dell’Informazione che stanno facilitando lo spostamento dei lavoratori in quasi ogni settore dell'economia globale. Ovunque guardi, ci sono politici che ostacoleranno volentieri le prospettive di prosperità a lungo termine, solo per proibire agli individui di farlo dichiarando la propria indipendenza dalla politica.
Entro il 2020, circa cinque secoli dopo che Martin Lutero ha inchiodato le sue 95 tesi sovversive sulla porta della chiesa di Wittenberg, la percezione del rapporto costi-benefici della cittadinanza subirà un simile mutamento sovversivo. La visione dello Stato-Nazione tra persone capaci e ricche, gli Individui Sovrani del futuro, avrà subito l'equivalente politico della chirurgia laser. Nel Novecento, come in tutta l'era moderna, il ritorno persistentemente alto della violenza ha reso il grande governo una proposta ottimale. L'autorità del potere della massa ha mobilitato la fedeltà dei ricchi e degli ambiziosi agli Stati-Nazione dell'OCSE, nonostante le tasse predatorie imposte sul reddito e sul capitale. I politici sono stati in grado di imporre, nel decennio immediatamente successivo alla II Guerra Mondiale, aliquote fiscali marginali che si avvicinano o superano il 90% in ogni paese OCSE.
Come abbiamo esplorato, i ricchi non avevano altra scelta che aderire a tali imposizioni. Le circostanze li obbligavano a fare affidamento, per la loro protezione, su governi che potevano controllare la violenza su larga scala. Raramente contava, tranne forse per i poliziotti britannici con la possibilità di prendere un incarico a Hong Kong, che i governi dell'OCSE avessero imposto tasse monopolistiche. Chiunque avesse un'elevata capacità di guadagno e che desiderasse godere di opportunità economiche all'avanguardia durante l'Età Industriale, di solito non aveva altra scelta che risiedere in un’economia con tasse elevate. Ciò significava accollarsi un onere fiscale sproporzionato rispetto ai servizi ricevuti.
Il vicepresidente americano del XIX Secolo John J. Calhoun ha abilmente abbozzato l'aritmetica della politica moderna. La formula di Calhoun divide l'intera popolazione dello Stato-Nazione in due classi: i contribuenti, che contribuiscono maggiormente al costo dei servizi del governo rispetto a quello che consumano e i consumatori fiscali, che ricevono benefici in eccesso dal governo rispetto al loro contributo. Con poche eccezioni, la maggior parte degli imprenditori dell'OCSE erano contribuenti in misura esagerata sul finire del XX Secolo. Ad esempio, nel 1996, l'1% più ricco dei contribuenti britannici si è fatto carico del 17% dell'onere fiscale complessivo. Essi pagarono il 30% in più rispetto al 50% più povero dei percettori di reddito, che contribuiva solo per il 13% dei pagamenti delle imposte sul reddito. Negli Stati Uniti, i ricchi si sono fatti carico di un fardello ancora più esagerato, con l'1% più ricco che pagava il 28% del totale delle entrate fiscali nel 1994. Non solo i ricchi erano obbligati a pagare per un servizio che, come ci ricorda Frederic C. Lane, "era di scarsa qualità e oltraggiosamente troppo caro", ma spesso i loro pagamenti non erano generatori di nessun servizio. I benefici per i quali i contribuenti più in alto nella scala reddituale sborsavano ingenti capitali, spesso andavano interamente ad altri. Nella maggior parte dei casi, i ricchi erano contenti di sotto-consumare i servizi governativi, che erano tipicamente di bassa qualità. Gli uffici governativi in quasi tutti i paesi erano notoriamente inefficienti, in gran parte perché tendevano ad essere controllati da dipendenti che non avevano un incentivo a migliorare la produttività. Praticamente ovunque, i maggiori contribuenti dell'era industriale hanno pagato molte volte di più, per i servizi governativi, del valore intrinseco in libero mercato dei servizi stessi.
Questo ovviamente non è passato inosservato. Purtroppo, però, capire che i pagamenti al governo per la protezione erano, nelle parole di Lane, "uno spreco per gli standard ideali", era raramente un'intuizione semplice alla metà del XX Secolo. Spesso era semplicemente un difetto da accettare, "uno dei vari tipi di scorie generate dall'organizzazione sociale".
L'alternativa, per gli scontenti, non era di trasferirsi dalla Gran Bretagna alla Francia, per esempio, o dagli Stati Uniti al Canada. Tranne in rare circostanze, questo sarebbe servito a poco. I principali Stati-Nazione soffrivano tutti dello stesso problema. Tutti adottarono regimi fiscali più o meno predatori e per ottenere un aumento significativo di autonomia si doveva fuggire del tutto dai paesi centrali dell'Europa e del Nord America e dirigersi verso la periferia del mondo. Gli oneri fiscali sono significativamente inferiori in alcune parti dell'Asia e dell’America meridionale, e su varie isole remote. Ma di solito c'era un prezzo da pagare per sfuggire alla tassazione predatoria: una perdita di opportunità economiche e, spesso, un declino degli standard di vita. Come abbiamo esplorato, nelle condizioni dell'Età Industriale, le opportunità economiche erano limitate e gli standard di vita erano scadenti nella maggior parte delle giurisdizioni al di fuori del gruppo di Stati-Nazione industrializzati che attuavano una tassazione predatoria.
Consideriamo i sistemi comunisti come un paradigma. Insieme a molti regimi del Terzo Mondo, in genere non imponevano tasse sul reddito elevate, o addirittura non le imponevano affatto. Tuttavia, durante i tre quarti di secolo in cui è esistita l'Unione Sovietica quasi nessun imprenditore ha cercato rifugio fiscale lì. Sebbene le aliquote dell'imposta sul reddito in URSS non fossero elevate, ciò non era di alcun vantaggio perché i sovietici facevano vanto del loro rifiuto della proprietà. Ciò ha imposto un onere ancora peggiore della tassazione: i sistemi comunisti rendevano quasi impossibile organizzare un'impresa e fare soldi. In effetti, lo Stato comunista confiscava il reddito anche senza imposte. Inoltre, se qualcuno (molto eccentrico) con un reddito alto avesse scelto di vivere a Mosca o all'Avana, avrebbe avuto difficoltà a usare i soldi per pagarsi uno standard di vita dignitoso. Al di fuori dell'accesso a buoni sigari, caviale, eccellenti orchestre e il balletto, la vita negli ex sistemi comunisti offriva pochi piaceri ai consumatori. La maggior parte delle scarse cose buone della vita non erano disponibili o erano razionate sulla base dell'influenza politica piuttosto che sul libero scambio. A rischio di convalidare lo stereotipo dei critici della vita di oggi che sottolineano "l'importanza del consumo nell'esperienza postmoderna", il crescente standard di beni e servizi disponibili in tutto il mondo dalla caduta del comunismo ha sicuramente generato una concorrenza tra le giurisdizioni più vivaci, contribuendo così ad indebolire i legami con la nazione e il territorio.
Sotto il vecchio regime, le scelte dei consumatori erano così limitate che persino lo stesso Castro avrebbe avuto difficoltà a procurarsi un pacchetto di filo interdentale decente se avesse voluto pulire i frammenti di Cohiba dai suoi denti. Fino a poco tempo fa, nemmeno i ricchi in molte parti del globo potevano godere della qualità della vita che era comune tra le classi medie in Europa occidentale o Nord America. Di fronte a questa dolorosa situazione, la maggior parte delle persone di eccezionale talento durante l'Età Industriale fu spinta ad accettare il patto nazionalista. Rimasero fermi e pagarono tasse scandalosamente alte per la dubbia protezione offerta da un particolare Stato-Nazione che monopolizzava la violenza nel territorio in cui si era nati.
"Il paradiso è ora chiuso e bloccato, sbarrato dagli angeli, quindi ora dobbiamo andare avanti, girare il mondo e vedere se in qualche modo, da qualche parte, c'è una via di ritorno." HEINRICH VON KLEIST
Cuba ha imposto un'imposta sul reddito solo nel 1996 come misura di emergenza in risposta a problemi di depressione economica in seguito alla fine dei sussidi causata dal crollo del comunismo in Europa.
La caduta del Comunismo ha rimosso una "cortina di ferro" che aveva compromesso i viaggi ed effettivamente bloccato la globalizzazione del commercio, mantenendo così il mondo artificialmente "grande." Gli aerei jet, insieme alle tecnologie informatiche che hanno minato il Comunismo, hanno aumentato la competizione per ottenere i dollari spesi dalla fascia alta della popolazione. La sfilata dei banchieri che entrano ed escono anche dalle province più remote è stato uno stimolo prodigioso per alzare gli standard degli alloggi e della cucina in tutto il mondo. Con questo, non ci riferiamo alla diffusione di Hamburger McDonald's e franchising Kentucky Fried Chicken, anche in luoghi in passato ostili come Mosca e Bucarest. Meno nota, ma più importante, è stata la diffusione delle principali catene alberghiere e ristoranti di alta qualità che servono piatti grandiosi invece che vodka e Coca Cola. Grazie a questa trasformazione, chiunque possa permetterselo ora può godere di un elevato standard di vita materiale quasi ovunque sul pianeta. In effetti, ormai è raro trovare un paese dove non ci sia un hotel di prima classe e almeno un ristorante che sarebbe d'interesse per un ispettore Michelin.
Come Hirschman aveva anticipato un quarto di secolo fa, il progresso tecnologico ha aumentato significativamente il fascino della fuga come soluzione a situazioni insoddisfacenti e prezzi dei servizi troppo alti. Scriveva: "La fedeltà al proprio paese, invece, è qualcosa di cui potremmo fare a meno... Solo quando i paesi cominceranno ad assomigliarsi a causa dei progressi delle comunicazioni e della modernizzazione, allora aumenterà il pericolo di fughe premature ed eccessive”, la 'fuga di cervelli' ne è un esempio attuale. Si noti come abbiamo sottolineato nel capitolo 8 che lo standard di Hirschman di "uscite premature ed eccessive" è considerato dal punto di vista dello Stato-Nazione abbandonato, non dal punto di vista dell'individuo che si libera.
Tuttavia, la sua conclusione che le somiglianze tra i paesi aumenteranno il fascino della defezione e dell'uscita è ineccepibile. Il fatto che ora è più facile vivere bene ovunque, rende attraente il paese laddove il costo della vita è più basso. Ancora più importante del fatto che puoi vivere bene quasi ovunque è il fatto che ora puoi guadagnare un reddito elevato ovunque. Non è più necessario risiedere in una giurisdizione con alti costi al fine di accumulare ricchezza sufficiente per vivere, come consigliava Lord Keynes, "saggiamente, piacevolmente e bene." Per ragioni che abbiamo già esplorato, la microtecnologia cambia il sottostante fondamento megapolitico su cui poggia lo Stato-Nazione. Nell'Età dell'Informazione, emergerà una nuova economia cibernetica che non sarà monopolizzabile da parte di nessun governo. Per la prima volta, la tecnologia consentirà alle persone di accumulare ricchezza in un regno che non può essere facilmente piegato alle esigenze della costrizione sistematica.
La nuova società, e quindi la nuova cultura, saranno definite da un lato da ciò che le macchine possono fare meglio delle persone, con l'automazione che eliminerà un numero crescente di compiti poco qualificati, e dall'altro dal potere che la tecnologia dell’informazione dà alle persone che hanno effettivamente il talento per trarne vantaggio. Tale società avrà maggiori tensioni tra una piccola classe, che potrebbe essere definita come l'aristocrazia dell'informazione, e una crescente sottoclasse, che potrebbe essere definita come i “poveri dell’informazione”. Una delle differenze tra queste classi sarà che i poveri dell’informazione saranno legati al territorio geografico o trarranno scarso vantaggio dallo spostarsi. L'aristocrazia dell'informazione, come discusso altrove, sarà estremamente mobile, poiché potrà guadagnare denaro in qualsiasi luogo che sia per loro attraente, proprio come hanno sempre fatto i romanzieri popolari. Robert Louis Stevenson poteva guadagnarsi da vivere su un'isola del Pacifico cento anni fa; ora l'aristocrazia dell'informazione può fare la stessa cosa.
Poiché la tecnologia dell'informazione trascende la tirannia del territorio, farà esporre automaticamente le giurisdizioni di tutto il mondo alla concorrenza globale sulla base di qualità e prezzo. In altre parole, i governi che esercitano monopoli territoriali locali, come la maggior parte delle entità, alla fine sarà soggetta a una vera concorrenza di mercato sulla base del servizio offerto ai clienti. Questo renderà presto inevitabilmente ovvio che la vecchia logica che favoriva i regimi ad alto costo nell'era industriale si è invertita. I principali Stati-Nazione, con i loro regimi fiscali predatori e redistributivi e la loro pesante regolamentazione, non saranno più giurisdizioni scelte dai clienti. Osservati senza pregiudizi, questi offrono protezione di scarsa qualità e minori opportunità economiche a prezzi di monopolio. Negli anni a venire, potrebbero rivelarsi socialmente meno ricettivi e più violenti delle regioni dell'Asia e dell'America Latina dove i redditi sono stati tradizionalmente più diseguali. I principali stati sociali perderanno i loro cittadini più talentuosi a causa dell'abbandono.
Mentre prende forma l'era dell’Individuo Sovrano, molte delle persone più abili cesseranno di pensare a sé stesse come parte di una nazione, come "britannici" o "americani" o "canadesi." Una nuova comprensione del mondo di tipo "trans-nazionale" o "extra-nazionale" e nuovi modi di identificare il proprio posto in esso attendono di essere scoperti nel nuovo millennio. Questa nuova equazione identitaria, a differenza della nazionalità, non sarà un prodotto della sistematica costrizione che ha reso universali gli Stati-Nazione nel XX Secolo.
Il semplice fatto che lo sviluppo che globale sia comunemente descritto come "internazionale" mostra quanto sia penetrato in profondità il paradigma nazionalista nel nostro modo di concepire il mondo. Dopo due secoli di indottrinamento delle "relazioni internazionali" e del "diritto internazionale", è facile trascurare il fatto che "internazionale" non sia un concetto occidentale di vecchia data. In effetti, la parola internazionale fu inventata da Jeremy Bentham nel 1789. Fu usata per la prima volta nel suo libro “An Introduction to the Principles of Morals and Legislation”. Bentham ha scritto: "La parola internazionale, deve essere riconosciuto, è nuova, anche se si spera sufficientemente analoga e comprensibile." La parola ha preso piede, ma non solo nel senso stretto che Bentham aveva pensato. "Internazionale" è diventato un sinonimo sciatto per intendere tutto ciò che accade nel globo.
L’Età Internazionale iniziò nel 1789, lo stesso anno della Rivoluzione Francese e durò per due secoli, fino al 1989, quando scoppiò la rivolta contro il comunismo in Europa. Crediamo che quella seconda rivoluzione abbia segnato la fine dell'Età Internazionale, e non solo perché l'ormai screditato inno comunista era "L'Internazionale". L'economia guidata dallo Stato era l'espressione più ambiziosa dello Stato-Nazione. La stretta relazione tra potere statale e nazionalismo si rifletteva nel linguaggio: Il verbo più aggressivo dell'Età Moderna è stato "nazionalizzare", nel senso di portare sotto la proprietà e il controllo dello stato. Era una parola che usciva facilmente dalle bocche dei demagoghi nella maggior parte del globo durante l'Età Internazionale. Ora fa parte del vocabolario del passato. La nazionalizzazione è diventata anacronistica, proprio perché il potere statale è diventato anacronistico.
Nel crepuscolo dell'era moderna, il potere centralizzato dello stato viene minato dall'interazione tra innovazione tecnologica e forze di mercato. Sta per svolgersi la fase successiva del trionfo del mercato. Non solo gli Stati-Nazione iniziano a dissolversi ma, a nostro avviso, anche l’associazione degli Stati-Nazione, le Nazioni Unite, è destinato a fallire. Non saremmo sorpresi di vedere l'ONU liquidata subito dopo la fine del millennio.
Se "internazionale" fosse un titolo azionario, ora sarebbe il momento di vendere. Il concetto è suscettibile di essere soppiantato nel nuovo millennio, o almeno ristretto al suo significato originale, questo perché il mondo intero non sarà più dominato da un sistema di interrelazioni tra nazioni sovrane. Le relazioni assumeranno le nuove forme "extranazionali" dettate dalla crescente importanza delle micro-giurisdizioni e degli Individui Sovrani. Una disputa tra un'enclave sulla costa del Labrador e un Individuo Sovrano non sarà descritta come una controversia "internazionale". Sarà extranazionale.
Nella nuova era che verrà, le comunità e le alleanze non saranno delimitate a livello territoriale. L'identificazione sarà più precisamente legata ad affinità autentiche, credenze , interessi o geni condivisi, piuttosto che ad affinità fasulle oggi così importanti per i nazionalisti. La protezione sarà organizzata in modi nuovi che non possono essere definiti da un sestante, un filo a piombo o altri strumenti nel kit di un geometra che tenti di delimitare i confini territoriali.
L'idea che gli esseri umani debbano naturalmente collocarsi in un ambiente comunitario inventato chiamato nazione finirà per essere vista dall'élite cosmopolita come eccentrica e irragionevole nel prossimo secolo. Come lo sarebbe stato per la maggior parte dell’esistenza umana. Lo Stato-Nazione, come ha scritto il sociologo Anthony Giddens, "non ha precedenti nella storia." Michael Billig, un'autorità in materia di nazionalismo, ha analizzato ulteriormente questo punto:
Molte volte le persone non avevano le nozioni di lingua e dialetto, figuriamoci quelle del territorio e della sovranità, che oggi sono così comuni e che sembrano così materialmente reali per "noi". Tali nozioni sono così fortemente incorporate nel senso comune contemporaneo che è facile dimenticare che sono nozioni inventate. I calzolai medievali nelle officine di Montaillou o di San Mateo potrebbero, a distanza di 700 anni, apparirci ora figure grette e superstiziose. Ma avrebbero trovato le nostre idee sulla lingua e sulla nazione stranamente mistiche; si sarebbero chiesti perché questo misticismo fosse diventato una questione di vita e morte.
Sospettiamo che le persone del futuro extranazionale saranno ugualmente perplesse. Come ha detto Benedict Anderson, le nazioni sono "comunità immaginarie”. Questo non vuol dire che ciò che è frutto dell’immaginazione sia per forza triviale. Come ha osservato il Dr. Johnson, se non per il potere immaginifico, un uomo “giacerebbe volentieri con una cameriera tanto quanto con una duchessa".
Eppure, per coloro che sono diventati maggiorenni nel corso del XX Secolo, le "nazioni" possono sembrare così inevitabili come unità di organizzazione che è difficile cogliere perché sono "immaginarie" piuttosto che naturali. Per capire quanto potrebbe essere diverso il futuro dal mondo che ci è familiare, è necessario vedere come il nazionalismo sia stato imposto come "senso comune" durante l'Età Industriale.
È facile trascurare il grado con cui la "comunità nazionale" è formata da un continuo investimento nell’immaginazione. Non ci sono criteri oggettivi che definiscano esattamente quale gruppo dovrebbe essere una "nazione" e quale no. Né, rigorosamente parlando, ci sono "frontiere naturali", come hanno affermato gli eminenti storici Owen Lattimore e C. R. Whittaker. "Un importante confine imperiale", ha detto Lattimore, scrivendo della Cina imperiale, "non è solo una linea che divide le regioni geografiche e le società umane. Rappresenta anche il limite ottimale di crescita di una particolare società." O come ha detto l'economista della Columbia University Ronald Findlay: "Nella misura in cui sono considerati in economia, i confini di un dato sistema economico o "paese" sono generalmente considerati come dato di fatto, insieme alla popolazione che vive entro quei confini. Eppure è ovvio che, per quanto santificati possano essere nel diritto internazionale, tutti erano, in un momento o nell'altro, contestati tra concorrenti rivali e determinati in ultima analisi dall'equilibrio del potere economico e militare tra le parti contendenti."
Qualcuno con tutti i dati disponibili su metà degli Stati-Nazione del mondo e con una raccolta di belle mappe satellitari non sarebbe in grado di prevedere come sarebbero configurati i confini dell’altra metà Stati-Nazione. Né esiste alcun modo scientifico di distinguere biologicamente o linguisticamente i membri di una nazionalità da quelli di un'altra. Non esiste procedura di autopsia, per quanto avanzata, che possa distinguere geneticamente tra i resti di americani, canadesi e sudanesi dopo un incidente aereo. I confini tra gli stati e le nazionalità non sono naturali, come i confini tra le specie o le distinzioni fisiche tra le razze di animali. Piuttosto, sono artefatti del passato e dei continui sforzi per mantenere il potere.
“Una lingua è un dialetto con un esercito e una marina” MARIO PEI
Sorprendentemente, lo stesso si può dire delle lingue. Dopo secoli di dominio degli Stati-Nazione, l'idea che la "lingua" non costituisca una base oggettiva per distinguere tra i popoli può sembrare sconsiderato o addirittura assurdo. La storia delle lingue moderne rivela chiaramente il grado con cui venivano plasmate per rafforzare l'identificazione nazionalista.
Le "lingue" occidentali, per come le intendiamo e parliamo ora, non si sono evolute naturalmente nelle loro forme attuali. Né sono oggettivamente distinguibili dai "dialetti". Nel mondo moderno nessuno desidera parlare un "dialetto". Quasi tutti preferiscono che la propria lingua madre sia considerata la lingua.
"Nessuno dica che la parola serve a poco in questi momenti. Parola e Azione insieme fanno uno. La potente affermazione energetica che rassicura i cuori crea atti, ciò che è detto è prodotto. L'azione qui è serva della parola, essa la segue docilmente come nel primo giorno del mondo: Egli disse e il mondo fu». -MICHELET, agosto 1792
Prima della Rivoluzione Francese, ad esempio, la versione del latino imbastardito parlata nel sud della Francia, la langue d'oc od Occitano, aveva più in comune con il latino volgare parlato in Catalogna, che con la langue d'oil, il dialetto di Parigi che divenne la base del "francese". Infatti, quando la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino è stata pubblicato in stile parigino, era incomprensibile per la maggioranza delle persone che vivevano all'interno degli attuali confini della Francia. Una delle sfide che affrontarono i francesi rivoluzionari era tradurre le loro leggi e gli editti nei dialetti di innumerevoli villaggi che erano difficilmente intelligibili l'uno con l'altro.
Le persone che vivevano in quella che divenne la "Francia" avevano modi completamente diversi di parlare che, successivamente, sono stati consapevolmente fusi in una lingua ufficiale per una questione politica. Il francese scritto era la lingua ufficiale delle corti di giustizia fin dai tempi in cui Francesco I emanò l'Editto di Villers-Cotterets nel 1539, ma questo non significava che fosse ampiamente comprensibile, non più di quanto la "legge francese" fosse ampiamente comprensibile in Inghilterra dopo il 1200, quando divenne la lingua ufficiale delle corti di giustizia. Erano "vernacoli amministrativi", non una lingua standardizzata parlata e compresa in tutto il territorio.
I rivoluzionari francesi volevano creare qualcosa di più completo: una lingua nazionale. Lo storico Janis Langins commenta in “The Social History of Language” che "un influente corpo di opinione tra i rivoluzionari credeva che il trionfo della Rivoluzione e la diffusione dell'Illuminismo sarebbero state favorite da uno sforzo cosciente diretto ad imporre un francese standard nel territorio della Repubblica”. Questo «sforzo cosciente» includeva una buona dose di ingegno sull'uso delle singole parole. Pensa all’esempio dell'aggettivo "rivoluzionario", usato per la prima volta da Marabou nel 1789. Dopo un periodo di "uso piuttosto ampio e indiscriminato", come dice Langins, "durante il Terrore seguì un periodo di soppressione e oblio per diversi decenni. . .. Il 12 giugno 1795, la Convenzione decise di riformare la lingua e le istituzioni create dai nostri ex tiranni [cioè, i Robespierristi sconfitti] nel sostituire la parola 'rivoluzionario' nelle denominazioni ufficiali." Questa tradizione di ingegneria del linguaggio sopravvive nella meticolosa accoglienza delle autorità francesi a parole come "weekend" che si sono fatte strada dall'inglese.
Due secoli fa, tuttavia, gli ingegneri delle lingue nazionali in Francia non discriminavano solamente le parole d’oltremanica ma svolgevano un lavoro molto più grande, sradicando le varianti linguistiche locali all'interno del territorio della Repubblica. Questo esercizio non si limitò semplicemente nella soppressione della langue d'oc. Il "francese" parlato sulla costa allora era più vicino all’italiano che al Francese parigino. Allo stesso modo, la lingua dell'Alsazia avrebbe potuto senza dubbio essere classificata come una forma di tedesco, che a sua volta aveva numerose varietà locali. Il basco, parlato nei Pirenei, così come il bretone, parlato lungo la costa nordoccidentale della Francia, avevano ben poco in comune con tutti i dialetti vernacolari del latino che erano la base del francese standardizzato. C'era anche un numero considerevole di fiamminghi nel nord-est. "Lo stile parigino nel parlare", come ci ricorda Michael Billig, non è stato diffuso in modo spontaneo da processi di mercato, ma "imposto, legalmente e culturalmente come francese standard”
Ciò che era vero in Francia è stato vero anche altrove nella costruzione degli Stati-Nazione. Le lingue erano spesso portate dagli eserciti e imposte dalle potenze coloniali. Per esempio, la mappa dell'Africa dopo l'indipendenza è stata definita in base alle aree in cui predominavano le lingue amministrative delle potenze europee. I dialetti locali erano raramente insegnati nelle scuole. Le distinzioni tra "lingue" riconosciute, che tendevano a definire le "nazioni", anche nazioni con confini coloniali arbitrari, e "dialetti", che non lo facevano, erano in larga misura politiche.
Insomma, l'imposizione di una lingua nazionale faceva parte di un processo utilizzato in tutto il mondo per aumentare il potere dello stato. Incoraggiare (o obbligare) tutti all'interno di un territorio dove lo stato monopolizzava la violenza a parlare la “lingua madre" apportava notevoli vantaggi nel facilitare l'esercizio del potere.
In un mondo in cui il ricorso alla violenza era in aumento, l'adozione di una lingua nazionale donava vantaggi in campo militare. Una lingua nazionale era sostanzialmente una precondizione al consolidamento del potere centrale negli Stati-Nazione. Autorità centrali che incoraggiassero i loro cittadini a parlare la stessa lingua erano maggiormente in grado di indebolire il potere militare dei magnati locali. La standardizzazione della lingua dopo la Rivoluzione francese ha reso possibile la forma più economica ed efficace di forza militare moderna: l'esercito di leva nazionale. Una lingua comune consentiva alle truppe di tutte le regioni della nascente nazione di comunicare fluentemente tra loro. Questo era un prerequisito affinché il reclutamento di massa potesse sostituire i battaglioni indipendenti radunati e controllati dai potenti signori locali.
Prima della Rivoluzione francese, come abbiamo discusso nel capitolo 5, le truppe venivano arruolate e comandate da potentati locali che avrebbero potuto rispondere o meno alle chiamate al raduno inviate da Parigi o da un'altra capitale. In entrambi i casi, l'eventuale supporto veniva determinato dopo un'attenta negoziazione. Come osserva Charles Tilly, la "capacità di dare o rifiutare il sostegno offerto... era un grande potere contrattuale.” Inoltre, le unità militari indipendenti avevano l'ulteriore inconveniente, per quanto riguardava le autorità centrali, di poter resistere agli sforzi del governo di impadronirsi delle risorse interne. Chiaramente, le autorità centrali, sia che si tratti di re o della Costituente rivoluzionaria, hanno sempre avuto una vita difficile nel riscuotere le tasse e togliere risorse ai potentati locali che comandavano eserciti privati.
Gli eserciti nazionali hanno notevolmente accresciuto il potere del governo centrale nell’imporre la sua volontà su di un territorio. L'imposizione di una lingua nazionale ha giocato un ruolo decisivo nel facilitare la formazione degli eserciti nazionali. Prima che gli eserciti nazionali potessero formarsi e funzionare efficacemente era ovviamente necessario che i vari membri fossero in grado di comunicare fluentemente.
Era quindi un vantaggio militare se tutti all'interno di una giurisdizione potevano comprendere ordini e istruzioni, oltre a trasmettere determinate informazioni lungo la catena di comando burocratica. I rivoluzionari francesi ne hanno dimostrato il valore quasi immediatamente. Oltre a gestire l'equivalente di una odierna scuola di lingua, essi istituirono anche speciali "corsi accelerati" della durata di un mese in cui, come scrive Langins, "centinaia di studenti provenienti da tutta la Francia venivano addestrati nelle tecniche della polvere da sparo e nella fabbricazione di cannoni."
Il vantaggio militare dell'approccio francese è stato dimostrato dai successi in periodo napoleonico, nonché dagli esempi di quanto accaduto ai regimi che non potevano usufruire del vantaggio di avere eserciti di massa i cui commilitoni parlassero la stessa lingua. Uno dei fattori che ha contribuito alle disastrose sconfitte e alla demoralizzazione delle forze russe nei primi giorni della I Guerra Mondiale era il fatto che gli ufficiali, aristocratici, tendessero a comunicare in tedesco (l'altra lingua di corte dei Romanov era il francese), che truppe e cittadini non riuscivano a capire.
Ciò indica un altro importante vantaggio militare nell'utilizzo di una lingua comune. Essa riduce gli ostacoli motivazionali per combattere una guerra. La propaganda è inutile se incomprensibile. Anche di questo i rivoluzionari francesi ne avevano colto le possibilità. La loro "idea dominante", secondo Langins, era "la volontà del popolo, loro dovevano quindi identificarsi con la volontà popolare esprimendosi nella sua lingua particolare."
Prima del 1789, la mutua incomprensione tra i cittadini costituiva un inconveniente nell'esprimere la cosiddetta volontà del popolo e quindi il controllo sull'esercizio del potere a livello nazionale. Gli stati e gli imperi multilingue hanno dovuto affrontare maggiori ostacoli nella mobilitazione alla guerra durante il periodo industriale. Essi tendevano ad essere soppiantati dagli Stati-Nazione che erano meglio in grado di motivare i propri cittadini a combattere e cedere risorse per la guerra. Questo è esemplificato dal consolidamento del nazionalismo, come l'invenzione della Francia e dei francesi alla fine del Settecento. È anche illustrato da casi di nazionalismo da frammentazione, come il crollo dell'impero austro-ungarico dopo la I Guerra Mondiale suddivisosi in nuovi Stati-Nazione emersi sulla scia dell'impero asburgico: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia erano, come disse Keynes, "incomplete e immature". Le loro pretese di formare Stati-Nazione indipendenti, raggruppati almeno intorno alle identità nazionali in parte definite dal linguaggio, persuase Woodrow Wilson e altri leader alleati a scrivere il Trattato di Versailles.
La spartizione dell'Europa centrale dopo la I Guerra Mondiale dimostra quanto il linguaggio fosse diventato una lama a doppio taglio nella costruzione dello Stato. Quando i ricorsi alla violenza aumentavano, la lingua comune facilitava l'esercizio del potere e consolidava le giurisdizioni. Tuttavia, quando gli incentivi al consolidamento erano più deboli, le fazioni formate da minoranze arroccatesi intorno a controversie linguistiche tendevano a fratturare gli stati multilingue. L'ondata di sentimento separatista nelle città dell'impero austro-ungarico alla metà del XIX secolo seguì le epidemie che devastarono le popolazioni di lingua tedesca. Praga era una città di lingua tedesca all'alba del XIX Secolo, come altre città, essa crebbe rapidamente con il passare del secolo, principalmente per le migrazioni, con un gran numero di contadini senza terra di lingua ceca che furono assimilati dalle campagne. All'inizio, i nuovi arrivati, trovarono necessario imparare il tedesco per farsi accogliere e così fecero. Ma quando la carestia e le malattie portarono via un gran numero di residenti di lingua tedesca verso la metà del secolo, questi furono sostituiti da contadini di lingua ceca. Improvvisamente erano così tanti a parlare ceco che non era più essenziale per i nuovi residenti imparare il tedesco. Praga divenne una città di lingua ceca e nido del nazionalismo ceco.
I movimenti separatisti contemporanei oggi si formano spesso attorno alle controversie linguistiche nei paesi multilingue. Questo è evidentemente il caso di Belgio e Canada, due nazioni che, come abbiamo notato in precedenza, saranno probabilmente tra le prime a dissolversi nel nuovo millennio. Pochi governi sapranno affrontare le pesanti richieste atte a rafforzare l'uniformità linguistica imposta dal Parti Quebecois in Québec. Più sorprendentemente, proprio le controversie linguistiche hanno avuto un ruolo nel lancio delle prime attività dei separatisti del nord in Italia, anch'essa a rischio di disintegrazione. All'inizio degli anni '80, la Lega Lombarda, come era allora nota, "dichiarò il lombardo lingua a parte dall'italiano." Billig commenta: "Se il programma della Lega avesse avuto successo durante i primi anni '80, e la Lombardia si fosse separata dall'Italia, stabilendo i propri confini statali, si sarebbe potuta fare una previsione: sempre più lombardi si sarebbero riconosciuti come parlanti una lingua diversa dall'italiano." Questa non è un'affermazione arbitraria. Riflette ciò che è successo in casi simili. Ad esempio, dopo che la Norvegia divenne indipendente nel 1905, i nazionalisti norvegesi hanno intrapreso uno sforzo concertato per identificare e sottolineare le caratteristiche della lingua norvegese che era distinta dal danese e dallo svedese. Allo stesso modo, gli attivisti a favore di una Bielorussia indipendente hanno cambiato i segnali stradali traducendoli in bielorusso, ma a quanto pare non sono ancora riusciti a far capire che il bielorusso è una lingua indipendente e non un dialetto russo.
Ora che gli imperativi militari che favoriscono l'uniformità linguistica sono stati in gran parte superati, ci aspettiamo che le lingue nazionali svaniscano, ma non senza combattere. Ci si deve aspettare che il proverbiale adagio secondo cui “la guerra è la salute dello stato “sarà messo alla prova. Mentre lo Stato-Nazione scivola nell'irrilevanza, i demagoghi e i reazionari fomentano guerre e conflitti, sulla falsariga delle lotte etniche e tribali che hanno tormentato l'ex-Jugoslavia e numerose giurisdizioni in Africa, dal Burundi alla Somalia. I conflitti si riveleranno pretesti convenienti per coloro che cercano di arrestare la tendenza alla commercializzazione della sovranità. Le guerre faciliteranno gli sforzi per sostenere regimi fiscali più rigorosi e imporre sanzioni più severe per chi volesse sottrarsi ai doveri e agli oneri della cittadinanza. Le guerre aiuteranno a sostenere la dimensione del "loro e noi" del nazionalismo. Ai fautori della coercizione sistemica, la commercializzazione della sovranità, che offre agli individui una scelta di servizi basati sul prezzo e sulla qualità, sembrerà un peccato non meno dell'affermazione, da parte di individui durante la Riforma, del diritto di porre il veto ai giudizi del papa e scegliere la propria strada verso la salvezza.
Il parallelo è sottolineato dal fatto che sia la nuova tecnologia di stampa alla fine del XV Secolo sia la nuova tecnologia dell'informazione alla fine del XX pongono la conoscenza, precedentemente occulta, a disposizione degli individui in modo, per essi, liberatorio. La stampa ha portato le Scritture e altri testi sacri direttamente alla portata di individui che in precedenza dovevano fare affidamento sui sacerdoti e sulla gerarchia ecclesiastica per interpretare la Parola di Dio. La nuova tecnologia dell'informazione mette alla portata di chiunque abbia un collegamento internet informazioni su commercio, investimenti ed eventi di attualità che in precedenza erano disponibili solo per le persone al vertice del governo o delle gerarchie aziendali.
"[Lo] sviluppo della stampa e dell'editoria ha reso possibile la nuova coscienza nazionale e ha promosso l'ascesa dei moderni Stati-Nazione." JACK WEATHERFORD
L'avvento di Internet e del World Wide Web sarà tanto distruttivo per il nazionalismo quanto l'avvento della polvere da sparo e della stampa lo favorirono. I collegamenti informatici globali non riporteranno il latino come lingua universale, ma contribuiranno a spostare il commercio dai dialetti locali, come il francese in Québec, al nuovo linguaggio globale di Internet e del World Wide Web, il linguaggio che Otis Redding e Tina Turner hanno insegnato al mondo, la lingua del rock and roll, l'inglese.
Questi nuovi media sconfiggeranno il nazionalismo creando nuove affinità che superino i confini geografici e faranno appello a un pubblico ampiamente distribuito ovunque si trovino persone istruite. Queste nuove affinità non territoriali fioriranno e così facendo contribuiranno a creare un nuovo fulcro per il "patriottismo". O piuttosto, formeranno nuovi "infra-gruppi" con i quali gli individui possono identificarsi senza sacrificare necessariamente la loro razionalità economica. La storia degli ebrei nei duemila anni passati dimostra che questo è possibile di fronte a condizioni locali ostili. Come suggerisce il commento di William Pfaff citato all'inizio di questo capitolo, è vetusto e sbagliato pensare che lealtà alla propria terra, la patria, implichi necessariamente la fedeltà a un'istituzione simile a uno Stato-Nazione.
Geoffrey Parker e Lesley M. Smith lo rendono ancora più chiaro in “The General Crisis of the Seventeenth Century”, mostrando che, quelli che sembrano essere esempi di nazionalismo moderno sono più spesso esempi di patrioti che difendono una enclave molto più ristretta, spesso proprio contro l'invasione di uno stato. Scrivono: "Troppo spesso una presunta fedeltà ad una comunità nazionale risulta, a ben vedere, niente del genere. La patria stessa potrebbe essere la città natale o la provincia di appartenenza tanto quanto l'intera nazione."
Come spiega lucidamente Jack Weatherford in “Savages and Civilization”, l'ascesa della stampa, la prima tecnologia di produzione di massa, ha avuto effetti drammatici nel contribuire alla creazione della politica, con le sue richieste di fedeltà a uno Stato-Nazione più ampio. Nel 1500, c'erano macchine da stampa operanti in 236 zone in Europa, "e avevano stampato un totale complessivo di circa 20 milioni di libri. “Il primo libro stampato da Gutenberg era un'edizione della Bibbia in latino. Hanno fatto seguito edizioni di altri libri popolari in latino. Come spiega Weatherford, la stampa prese una direzione che sconfisse l'aspettativa secondo cui la pronta disponibilità dei testi avrebbe diffuso l'uso del latino e anche del greco. Al contrario. C'erano due motivi importanti per cui la stampa non rafforzò l'uso del latino. In primo luogo, la stampa era una tecnologia di produzione di massa. Come sottolinea Benedict Anderson, "Se la conoscenza del manoscritto viveva di una tradizione occulta e arcana, la vita della stampa era dipendente dalla riproducibilità e dalla diffusione." Pochissimi europei erano multilingue nel 1500. Ciò significava che il pubblico delle opere in latino non era un pubblico di massa. La stragrande maggioranza, che parlava una sola lingua, costituiva un mercato molto più ampio di potenziali lettori. Inoltre, ciò che era vero per i lettori era ancora più vero per gli scrittori. Gli editori avevano bisogno di prodotti da vendere. Poiché c'erano pochi autori contemporanei del XV o XVI secolo che potessero comporre nuove opere soddisfacenti in latino, gli editori furono spinti dalla necessità del mercato a pubblicare opere in lingua volgare. La stampa ha quindi contribuito a differenziare l'Europa in sottoinsiemi linguistici. Ciò è stato incoraggiato non solo dalla pubblicazione di nuovi lavori che hanno stabilito l'identità di nuove lingue, come lo spagnolo e l'italiano, ma anche dall’adozione di caratteri tipografici caratteristici, come il romano, il corsivo e la pesante scrittura gotica che fu comune all'editoria tedesca fino al XX Secolo inoltrato. La nuova editoria vernacolare, ciò che Anderson descrive come "capitalismo della stampa", era riuscita benissimo. La stampa ha dato all'eresia un impulso decisivo; lo stesso che ci aspettiamo per la denazionalizzazione dell'individuo da parte di Internet. In particolare, Lutero divenne "il primo autore di best-seller. O, per dirla in altro modo, il primo scrittore che poteva vendere i suoi nuovi libri grazie al suo nome.” Non sorprendentemente, i lavori di Lutero rappresentavano "non meno di un terzo di tutti i libri in lingua tedesca venduti tra il 1518 e 1525."
Per molti aspetti, la nuova tecnologia dell'Età dell'Informazione contrasterà in parte l'impatto megapolitico della tecnologia del XV Secolo, la stampa, nello stimolare e sostenere l'ascesa degli Stati-Nazione. Il World Wide Web creerà un commercio locale con una lingua globale, l'inglese. Esso sarà rinforzato con software di traduzione simultanea, rendendo praticamente tutti multilingue, e contribuendo a denazionalizzare il linguaggio e l'immaginazione. Proprio come la tecnologia della stampa ha minato la fedeltà all'istituzione dominante del medioevo, la Santa Madre Chiesa, così ci aspettiamo che farà la nuova tecnologia delle comunicazioni dell'Età dell’Informazione nel minare l'autorità dello Stato assistenziale. A tempo debito, quasi ogni paese diventerà multilingue. I dialetti locali aumenteranno di importanza. La propaganda centralizzata perderà gran parte della sua coerenza dal momento che si interfaccerà con migranti che, parlando un'altra lingua, saranno incoraggiati a resistere all'assimilazione della nazione.
Lungi dall'essere comunità oggettive, nello stesso senso in cui, ad esempio, le "bande di cacciatori-raccoglitori" erano oggettive, le nazioni sono create nell'immaginario collettivo da un misticismo ispirato da un imperativo militare scomparso: la necessità di rendere coeso ogni individuo con il resto della comunità attraverso un senso di identità che divenisse più importante della vita stessa. Come ha notato Kantorowicz, non è un caso che “a un certo momento nella storia, lo stato in senso astratto o lo stato come corporazione, sono apparsi come un corpus mistico e che la morte per questo nuovo corpo mistico apparisse di pari valore alla morte di un crociato per la causa di Dio!” In questo senso si può intendere lo Stato-Nazione come un costrutto mistico. Tuttavia, come osserva Billig, il nazionalismo è "un banale misticismo. Così banale che tutto la parte mistica sembra essere evaporata da tempo." Essa "lega 'noi' alla patria, quel luogo speciale che è più di un semplice luogo, più di una mera zona geofisica. In tutto questo, la patria è fatta apparire un posto sicuro, un luogo colmo di calore. Un posto dove c'è un “noi" e, se si presenta l'occasione, vale il prezzo del sacrificio della vita. E agli uomini, in particolare, è dato un immaginario speciale e saturo di piacere, riguardo le possibilità del sacrificio”
Il legame fantasioso tra la nazione e la casa continua ad essere evidenziato dai nazionalisti in ogni occasione. Come suggerisce Billig, la nazione è “immaginata come uno spazio casalingo, accogliente entro i suoi confini, sicuro contro il pericoloso mondo esterno. E 'noi', la nazione all'interno della patria, possiamo facilmente immaginare 'noi stessi' come una sorta di famiglia." I luoghi comuni del nazionalismo, instancabilmente e sistematicamente ripetuti, includono molte metafore riguardo la discendenza e l'identità. Associano la nazione al senso di un individuo in termini di "idoneità inclusiva", un potente intruglio di altruismo e sacrificio.
'Quell'altruismo sacrificale che esiste nelle società degli insetti, in altri animali e negli esseri umani implica che la massimizzazione dell'interesse personale non può essere definita esclusivamente in termini di desideri e bisogni di un individuo. In effetti, la presenza dell'altruismo, in particolare nei confronti dei parenti, ha richiesto un intero ripensamento delle nozioni tradizionali di sopravvivenza del più adatto nelle scienze biologiche. Ciò ha portato a una crescente convinzione che la selezione naturale alla fine non si applichi all’individuo” R. PAUL SHAW E YUWA WONG
Il nostro obiettivo principale in questo libro è di inquadrare i fattori "megapolitici" oggettivi che alterano i costi e benefici delle scelte umane. La premessa sottostante al potere predittivo dell'analisi sta nel fatto che gli individui cercheranno le ricompense ed eviteranno i costi. Questa è una verità essenziale di ciò che Charles Darwin chiamava "l'economia della natura". Ma non è tutta la verità. La semplice ottimizzazione della ricompensa non spiega tutto nella vita. Tuttavia, essa illumina due delle tre forme principali della socialità umana, identificate da Pierre Van Den Berghe come "reciprocità e coercizione". Per "reciprocità" Van Den Berghe intende "cooperazione per mutuo vantaggio". Gli esempi più complessi e di vasta portata di questa reciprocità sono le interazioni di mercato: commercio, acquisto, vendita, produzione e altre attività economiche. "La coercizione è l'uso della forza per un vantaggio unilaterale, cioè per scopi di parassitismo intra-specifico o predazione."
Come abbiamo esplorato in questo volume e nei due libri precedenti, crediamo che la coercizione sia un elemento cruciale nella società degli esseri umani, più importante di quanto solitamente riconosciuto. La coercizione aiuta a determinare la sicurezza della proprietà e limita la capacità degli individui di entrare in una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. La coercizione è alla base di tutta la politica. Il terzo elemento nella tipologia di società umana di Van Den Berghe è la "selezione dei parenti", il comportamento cooperativo con cui gli animali si relazionano ai loro famigliari. Anche la selezione dei parenti, descritta più dettagliatamente di seguito, è una caratteristica cruciale dell'"economia della natura".
Come ha scritto Jack Hirshleifer, "[Il] riuso della teoria dell'evoluzione selettiva darwiniana applicata ai problemi del comportamento sociale, è diventata nota come sociobiologia e ha un aspetto distintamente economico”. Guardando l'intero regno della vita, la sociobiologia cerca di trovare le leggi generali che determinano la multiforme associazione tra organismi. Ad esempio, perché a volte osserviamo sesso e famiglia, a volte sesso senza famiglia, a volte né sesso né famiglia? Perché alcuni animali si radunano, altri rimangono solitari? All'interno dei gruppi, perché a volte osserviamo modelli di dominio gerarchico, a volte no? Perché gli organismi in alcune specie ripartiscono i territori, altre no? Cosa determina l'altruismo delle società di insetti, e perché questo modello è così raro in natura? Quando vediamo le risorse allocate pacificamente, quando per mezzo della violenza? Queste domande hanno risposte riconducibili a termini economici. I sociobiologi si chiedono quali siano i vantaggi dei modelli di associazione osservati tra alcuni organismi e quali sono i meccanismi per cui questi modelli persistono negli stati di equilibrio sociale. È forse questa affermazione della continuità economico-comportamentale tra l'uomo e le altre forme di vita (chiamate con spregio "capitalismo genetico" da un detrattore) che spiega l'ostilità di alcuni ideologi verso la sociobiologia.
Introduciamo la sociobiologia nella nostra analisi del nazionalismo perché fornisce una prospettiva sugli aspetti della natura umana che aiutano a facilitare la coercizione sistemica. Siamo d'accordo con lo scienziato naturale Cohn Tudge, autore di “The Time Before History”, che sostiene che prima che di poter comprendere il mondo attuale, tanto meno acquisire una prospettiva su ciò che verrà, abbiamo bisogno di capire il corso della storia. Ciò significa che dobbiamo "osservarci su grande scala temporale». Tudge ci ricorda “che sotto la superficie delle nostre vite sono all'opera forze molto più profonde e potenti che in definitiva influenzano tutti noi e tutti i nostri simili...” Sospettiamo che tra "queste forze più profonde e più potenti" ci sia una componente motivazionale geneticamente influenzata alla base del nazionalismo. Come sottolinea Hirshleifer, parafrasando Adam Smith e R. H. Coase, "i desideri umani sono in definitiva risposte adattative plasmate dalla natura biologica dell'uomo e dalla situazione sulla terra." Questo è ovviamente chiaro con le allusioni biologiche nella maggior parte delle discussioni sul nazionalismo. Anche negli Stati Uniti, nazione spiccatamente multietnica, il governo è personificato in termini familiari come Zio Sam.
In breve, la natura umana, l'origine delle specie e il suo sviluppo per selezione naturale, sono elementi da considerare per comprendere la continua evoluzione della società. In questo caso stiamo considerando la probabile risposta umana alle nuove circostanze causate dalla tecnologia dell'informazione. In particolare, ci stiamo concentrando sulla reazione all'avvento della cyber-economy e le sue numerose conseguenze, tra cui l'emergere di disuguaglianze economiche più pronunciate di qualsiasi altra momento vissuto in passato. Le motivazioni ad alcune delle risposte attese risiedono nella nostra eredità genetica.
Quando si forma una nuova specie, essa non scarta tutto il DNA che portava in sé nella forma precedente, ma ne aggiunge. Tutta la differenza tra un essere umano e uno scimpanzé è contenuta in meno del 2% del DNA; poco più del 98% del DNA è comune a entrambi e, in parte, questa cosa può essere ricondotta a molti organismi primitivi, situati in basso nella piramide storica dello sviluppo.
Esistono due modelli biologici secondo cui le specie si evolvono. L'ortodossia scientifica è neo-darwinista. I cambiamenti genetici casuali producono diverse forme fisiche. La maggior parte di queste forme non ha alcun vantaggio per la sopravvivenza, come ad esempio il merlo albino, e questi tendono a estinguersi. Un piccolo numero di esse è utile per la sopravvivenza e diffusione della specie. Ci sono ancora molte domande aperte in questa teoria, che potrebbero essere risolte dagli scienziati nel prossimo secolo, ma la casualità e la sopravvivenza degli adattamenti favorevoli sono l'attuale ortodossia scientifica e hanno un certo potere esplicativo. L'alternativa è una qualche variante della teoria del filosofo francese del primo Novecento Henri Bergson, che credeva che la natura avesse scopo creativo non casuale, una forza intelligente che cerca soluzioni. Questo concetto riecheggia nel lavoro di autorità contemporanee come David Layzer e Stephen Jay Gould, i quali hanno sottolineato che la variazione genetica non è semplicemente casuale ma si mostra propendente verso qualcosa di definito. Questo non è creazionismo nel suo stretto senso biblico, ma evita molti dei problemi del darwinismo ortodosso.
"Il grande contributo teorico della sociobiologia è stato quello di estendere il concetto di adattamento a quello di ’"adattamento inclusivo". Infatti, un animale può duplicare i propri geni direttamente attraverso la riproduzione, o indirettamente attraverso la riproduzione di parenti con i quali condivide specifiche porzioni di geni. Ci si può quindi aspettare che gli animali si comportino in modo cooperativo teso a migliorare il benessere dell'altro nella misura in cui essi sono geneticamente correlati. Questo è ciò che si intende per selezione parentale. Gli animali, in breve, sono nepotisti, cioè preferiscono i parenti ai non parenti e i parenti stretti ai parenti lontani. Questo può accadere consapevolmente come negli esseri umani, o più comunemente inconsapevolmente». PIERRE VAN DEN BERGHE
La prospettiva biologica sul comportamento umano è stata migliorata dall'introduzione del concetto di "adattamento inclusivo" nel 1963 da W.D. Hamilton in "The Evolution of Altruistic Behavior." Hamilton ha riconosciuto che, mentre gli esseri umani sono fondamentalmente dediti al comportamento orientato verso sé stessi, intraprendono anche atti occasionali di altruismo o sacrificio che non offrono vantaggi apparenti in termini di sopravvivenza dell'individuo. Hamilton ha cercato riconciliare queste apparenti contraddizioni postulando l'idea che l'unità di massimizzazione fondamentale non è il singolo organismo ma il gene. Gli individui di qualsiasi specie cercheranno di massimizzare non semplicemente il proprio benessere personale, ma quello che Hamilton chiamava il loro "adattamento inclusivo". Ha sostenuto che l’adattamento inclusivo implica non solo la sopravvivenza individuale in senso darwiniano, ma anche il miglioramento della riproduzione e della sopravvivenza dei parenti stretti che condividono gli stessi geni. La tesi dell’adattamento inclusivo di Hamilton aiuta a illuminare molte caratteristiche, altrimenti curiose, delle società umane, inclusi aspetti della politica negli stati nazionali.
Secondo Van Den Berghe, "l'altruismo, quindi, è diretto principalmente ai parenti, soprattutto a parenti stretti, ed è, infatti, un termine improprio. Rappresenta il definitivo e genetico egoismo. Non è che l'espressione cieca della massimizzazione inclusiva dell’adattamento." Questo non significa, tuttavia, che non c'è altruismo in assenza della stretta parentela genetica a cui fanno riferimento di Hamilton e Van Den Berghe. Le incertezze introdotte dal fatto che gli esseri umani si riproducono sessualmente piuttosto che attraverso la clonazione asessuata, garantisce che l'inclinazione alla "massimizzazione della forma fisica inclusiva" stimolerebbe una buona dose di altruismo andando a vantaggio di alleli diversi dal "gene egoista". In primo luogo, c'è sempre la possibilità che alcune persone che intraprendono azioni di aiuto lo facciano nell'errata ipotesi che stiano aiutando parenti stretti. Il padre che intraprende un'azione sacrificale per la sua prole potrebbe, infatti, non essere il progenitore ma potrebbe semplicemente pensare di esserlo. Questo non è semplicemente un tema per le soap opera, è illustrativo di un primordiale dilemma: la sopravvivenza dei "geni egoisti" è probabilmente facilitata se ogni padre si comporta come se lo fosse effettivamente, anche se esiste la possibilità biologica che non lo sia. La stessa logica, ovviamente, si applica ai figli o figlie che si sacrificano per coloro che essi credono siano i loro fratelli ma non lo sono a livello biologico.
Visti nella giusta luce, tuttavia, come sottolinea Hirshleifer, molti dei paradossi dell'altruismo sono confusioni semantiche che spesso confondono o fuorviano le persone nel perdere di vista il contesto della competizione nella quale "aiutare" potrebbe significare un vantaggio per la sopravvivenza: "'Se una scelta di strategia altruistica deve essere praticabile in concorrenza con il non altruismo, l'altruismo deve contribuire all'auto-sopravvivenza più del non altruismo, e quindi non può essere davvero altruismo.” Tutti questi pasticci semantici potrebbero essere evitati se abbandoniamo il termine altruismo e ci chiediamo invece: quali sono le determinanti, del tutto oggettive, del fenomeno che può essere chiamato aiuto?
Questa domanda è forse più interessante nel caso di "aiuto parentale". La formulazione di base di Hamilton dell'adattamento inclusivo implicava un’analisi biologica costi-benefici in cui un individuo, o "il gene che controlla il comportamento di aiuto", valuti la sopravvivenza di una copia identica di sé stessa allo stesso modo della propria sopravvivenza. Pertanto, la volontà di impegnarsi ad aiutare, per non parlare del sacrificio della vita, varia a seconda delle possibilità che un altro individuo abbia un gene identico. "In particolare, un gene che supporti la parentela istruisce un uomo (a parità di altre condizioni) a dare la vita se può così salvare due fratelli, quattro fratellastri, otto cugini, ecc."
Sebbene questa biologia sembri chiara in linea di principio, a un esame più attento essa nasconde una serie di difficoltà. Ad esempio, il fatto che i propri fratelli o figli possano avere il 50% di probabilità di condividere un gene identico non significa che il gene sia realmente espresso in essi. Ogni individuo porta due set di ciascun gene, uno dal padre e uno dalla madre e questo, ovviamente, significa che solo la metà dei geni portati da un singolo genitore sono presenti nella prole. Inoltre, c'è sempre il rischio di mutazione nella riproduzione, che, per quanto improbabile, riduce la certezza dell'analisi genetica costi-benefici. Quindi, se la metafora del "gene come ottimizzatore" viene presa sul serio, il caso del pater che non è il capostipite è solo il più chiaro esempio di un problema più ampio. Se è davvero la sopravvivenza del "gene egoista" che è ottimizzata sacrificando i parenti stretti, allora qualsiasi evenienza che si traduca nella sostituzione di un altro allele per la copia identica del "gene egoista" potrebbe essere considerato uno di quegli intricati scherzi che madre natura gioca a sé stessa.
L'altruismo diretto verso i parenti comporta quindi dei problemi. Non solo c'è il problema di probabilità per il "gene egoista" che i parenti, nei fatti, non condividano le sue copie identiche; c'è anche la difficoltà di determinare sotto condizioni di incertezza se un determinato gesto di sacrificio sarà, nei fatti, principalmente vantaggioso per i parenti piuttosto che per altri. (Il sacrificio che avvantaggia principalmente gli altri può in realtà danneggiare l’adattamento inclusivo del gene egoista riducendo la probabilità che esso sia rappresentato nelle popolazioni successive.)
Considera un terribile esempio ispirato dalla cronaca: supponiamo che un genitore a Dunblane, in Scozia, abbia appreso, con poco preavviso, che un pazzo armato si stesse dirigendo in una scuola locale con apparenti intenzioni aggressive. Agendo all'istante, lui o lei, potrebbe intraprendere l'eroico (ma disperato) gesto di affrontare il pazzo, e quindi possibilmente salvare i suoi figli. O forse no. Anche uno pazzo totale intento a uccidere ogni bambino del pianeta sarebbe limitato nel danno che può fare dall'esaurirsi delle munizioni o dall'essere sottomesso da altri. Se il genitore sacrificale avesse deciso di non intervenire, molto probabilmente i suoi figli sarebbero sopravvissuti in ogni caso, come ha fatto la maggior parte dei bambini della scuola. Tutto il male che sarebbe stato impedito da un atto eroico di sacrificio probabilmente sarebbe ricaduto sui figli degli altri. Quindi, rischiando la propria vita, principalmente per i figli degli altri, il padre o la madre in questione potrebbero effettivamente aver ridotto il suo "adattamento inclusivo". Privando i propri figli di uno dei genitori, probabilmente li avrebbe lasciati in una posizione peggiore nella lotta darwiniana.
Sebbene questo sia certamente un esempio forzato, è anche realistico. Riflette il fatto che ci sono innumerevoli circostanze nella vita in cui grandi o piccoli atti di aiuto generano effetti benefici. In molti casi, i beneficiari diretti di tali azioni non possono essere facilmente individuati esclusivamente tra i parenti stretti. E ironicamente, come considereremo di seguito, questo potrebbe far parte del vantaggio di sopravvivenza che ha permesso, a coloro che avevano i geni dell'aiuto repressi, di riprodursi più abbondantemente nel corso dei millenni.
Se, come crediamo, la tesi del "gene egoista" è un'accurata approssimazione di cosa motiva l'azione umana, sarebbe troppo semplice supporre che l’aiuto o il sacrificio generano comportamenti che potrebbero operare in modo ristretto ed esclusivamente a beneficio dei parenti effettivi. La conoscenza imperfetta rende la distinzione dei parenti un'arte incerta in alcune circostanze. E anche supponendo che i parenti siano noti, la rappresentazione effettiva di qualsiasi dato "gene egoista" nella popolazione di parenti non può essere accertato come qualcosa di più di una questione di probabilità.
Fino a poco tempo fa sarebbe stato impossibile distinguere i reali marcatori genetici tra gli individui. E siamo ancora a una certa distanza dal poterlo fare nella pratica e distinguere quali parenti prossimi esprimono effettivamente qualunque "gene egoista" che stia ottimizzando la sopravvivenza. Oltre a ciò, c'è la maggiore difficoltà di limitare l'aiuto ai parenti piuttosto che ad altri.
Inoltre, è anche ovvio per esperienza, che gli esseri umani a volte deviano i loro "istinti di assistenza" a beneficio dei non parenti se i veri parenti non sono disponibili. L'esempio più chiaro di ciò è il comportamento dei genitori nei confronti dei figli adottivi, o anche il comportamento di certe persone, di solito senza figli, nei confronti dei loro animali domestici. Non è inaudito che tali individui si causino lesioni gravi e persino la morte per salvare gatti intrappolati su di un albero. Certamente, in un dato anno, un numero non trascurabile di persone muoiono in incidenti provocati in qualche modo da animali domestici che si trovano in pericolo. Ciò che è vero per gli animali domestici è più vero per i bambini adottivi. Non è certamente forzato dire che i genitori di bambini adottati spesso li trattano "come se" fossero parenti, quindi dando al concetto di "selezione di parentela" un altro significato.
Tali casi non screditano la teoria del "gene egoista" tanto quanto alcuni critici desidererebbero. Al contrario. Vediamo esempi di persone che si comportano "come se" si sacrificassero per i parenti stretti al fine di migliorare il proprio adattamento fisico inclusivo, come esempi di "inerzia genetica". In altre parole, riflettono il fatto, notato da Howard Margolis in “Selfishness, Altruism and Rationality”, che "la società umana è cambiata più velocemente" del corredo genetico umano. Le persone, quindi, continuano ad agire "sostanzialmente come se vivessero in un piccolo gruppo di cacciatori-raccoglitori."
Una caratteristica cruciale di tali gruppi era, come disse Van Den Berghe, quella di essere piccole popolazioni consanguinee di poche centinaia di individui. I membri della tribù, sebbene suddivisi in gruppi parentali più piccoli, si consideravano persone singole, solitarie contro il mondo esterno, e collegate da una rete parentale e matrimoniale che rendeva la tribù, di fatto, una super-famiglia. “Un alto tasso di consanguineità ha fatto in modo che la maggior parte dei coniugi fossero imparentati tra loro"
Insomma, per tutta l'esistenza umana prima dell'avvento dell'agricoltura, i gruppi etnici erano "super-famiglie consanguinee". Data questa identità passata tra la famiglia ed il gruppo, potrebbe esserci una tendenza geneticamente influenzata a trattare il gruppo come un parente genetico. È facile immaginare che un tale comportamento possa aver avuto un valore di sopravvivenza in passato, quando ogni membro della "super-famiglia consanguinea" era parente. Come suggerisce Margolis, è facile immaginare che per "bande così piccole di cacciatori-raccoglitori, strettamente imparentati, l'egoismo inclusivo (a parte ogni prospettiva di reciprocità o vendetta) sosterrebbe da solo un certo impegno per l'interesse di gruppo. Si può quindi sostenere che alcune tendenze alla motivazione dell'interesse di gruppo sopravvivano come una specie di altruismo di parentela fossile."
In altre parole, dal momento che conserviamo la composizione genetica dei cacciatori-raccoglitori, il nostro comportamento verso i gruppi riflette il tipo di "altruismo" che ci si aspetterebbe per ottimizzare il successo di sopravvivenza di gruppi ristretti composti da "super-famiglie consanguinee".
Presumibilmente, come ipotizza Margolis, questa tendenza al comportamento di interesse di gruppo, derivante da "altruismo di parentela fossile" o inerzia genetica, ha contribuito alla sopravvivenza dell’Homo Sapiens "mentre altre specie umanoidi si estinsero".
Vediamo questo comportamento del "come se" come un ottimo esempio di epigenesi o come tendenza di fattori motivazionali geneticamente influenzati di spingere, in modo innato, gli esseri umani a favorire determinate scelte rispetto ad altre. In altre parole, la mente umana non è una tabula rasa ma un disco rigido con circuiti pre-cablati che rendono più facile apprendere determinate risposte. Da qui la proposizione per cui la mente è disposta a pensare in termini di un gruppo esterno che suscita inimicizia o ostilità e un gruppo interno a cui ci lega grande amicizia o lealtà solitamente riservata ai parenti.
Questa tendenza epigenetica a comportarsi con un gruppo interno come se fossero parenti prossimi crea una vulnerabilità alla manipolazione che è stata comunemente sfruttata dai nazionalisti per generare sostegno sacrificale verso lo stato. In tal senso, non è una coincidenza che la propaganda nazionalista prenda in prestito termini utilizzati in famiglia o tra parenti.
"Con la voce del suo cannone allarmante, la bella Francia ordina ai suoi figli di alzarsi. I soldati intorno a noi si stanno armando. Su, su, è nostra madre che piange.” CANTO DEI SOLDATI FRANCESI
Considera la forte tendenza dei politici di tutto il mondo a descrivere lo Stato in termini mutuati dalla parentela. La nazione è "la nostra casa madre" o "la nostra patria". I suoi cittadini siamo "noi", "i membri della famiglia", i nostri "fratelli e sorelle". Il fatto che stati culturalmente diversi come Francia, Cina ed Egitto impieghino tali similitudini non è una coincidenza retorica, come la vediamo noi, ma un ottimo esempio di "epigenesi".
Come funziona l'epigenesi? Il meccanismo di identificazione utilizzato per sfruttare la lealtà emotiva allo Stato-Nazione fa uso di vari dispositivi che sono stati marcatori di parentela nel passato "per collegare i problemi dell'adattamento inclusivo dell'individuo" con gli interessi dello Stato. Ad esempio, Shaw e Wong si concentrano su cinque dispositivi di identificazione utilizzati dai moderni Stati-Nazione per mobilitare le loro popolazioni contro i non facenti parte del gruppo. Questi sono:
- una lingua comune
- una patria condivisa
- caratteristiche fenotipiche simili
- un patrimonio religioso condiviso
- la convinzione della comune discendenza.
Tali caratteristiche, ovviamente, hanno contraddistinto il nucleo etnico nel passato. Gran parte del fascino del nazionalismo può essere ricondotto al modo in cui questi dispositivi di identificazione sono stati adottati e vestiti con il linguaggio della parentela, come illustrato nel canto dei soldati francesi sopra citato. Tali dispositivi di mobilizzazione, che si riferiscono allo stato come "patria" o "madrepatria", sono comuni in tutto il mondo perché funzionano.
Il carattere immaginario di questi legami di parentela nei confronti dello Stato è evidenziato dal fatto che non possiedono nessuno dei gradi di variabilità che caratterizzano la parentela vera e propria. Anche nelle famiglie allargate, dove tutti sono imparentati, non tutti lo sono allo stesso grado. Genitori e fratelli sono i parenti più stretti, i nonni e i cugini sono meno vicini, ci sono poi cugini così lontani da essere a malapena più probabile che essi condividano un dato gene in comune tra loro piuttosto che con individui totalmente estranei. Mariti e mogli generalmente non sono più strettamente imparentati tra loro, cosa che tendevano ad essere durante l'Età della Pietra. In ogni evento, ogni parentela effettiva è definibile in termini matematici come il "coefficiente di parentela", che Hamilton calcolò come misura della sovrapposizione genetica.
Al contrario, la "famiglia" nazionale è immaginata come totale e coincidente con le dimensioni territoriali dello stato. La nazionalità si estende uniformemente, come un liquido, in ogni fessura all'interno di confini rigorosamente definiti. Benedict Anderson scrive: "Nella concezione moderna, la sovranità statale è pienamente, piattamente e uniformemente operativa su ogni centimetro quadrato di un territorio legalmente delimitato." E, naturalmente, quando si tratta di sacrificarsi per lo Stato, il coefficiente di parentela immaginaria è sempre uno.
Questa identificazione di adattamento inclusivo con lo Stato-Nazione è interessante perché potrebbe aiutare a capire la disposizione degli umani ad accogliere o resistere ai cambiamenti del nuovo millennio. Come abbiamo esplorato in precedenza, prima dell'Età dell'Informazione tutti i tipi di società erano basate sul territorio. Si sono formate intorno al territorio di origine di un gruppo etnico, o, come con lo Stato-Nazione, si sono basate sugli stessi motivi di solidarietà di gruppo per mobilitare la forza per la difesa di un territorio contro gli estranei. In ogni caso, è sempre stato lo straniero al di fuori del proprio territorio di competenza ad essere identificato come nemico. Dati i presupposti della selezione parentale nel passato primordiale, questo aveva senso. Quando l'umanità è emersa nella sua attuale forma genetica, i membri della tribù erano parenti stretti. Erano membri di un nucleo etnico, "la super-famiglia consanguinea".
Inoltre, c'era davvero una ragione economica e pratica, visti gli incentivi per l'individuo a far coincidere la prosperità e la sopravvivenza del parente più prossimo con quello dell'intera tribù, o superfamiglia. Un membro di una tribù di cacciatori-raccoglitori dipendeva, per la sua prosperità, dal successo dell'intera tribù. Non c'era proprietà indipendente, né alcun modo in cui un individuo o una famiglia avrebbero potuto plausibilmente sperare di sopravvivere e prosperare se distaccati dalla tribù. Ciò ha fortemente legato l'interesse personale dell'individuo a quello del gruppo. Nelle parole di Hirshleifer, "Nella misura in cui i membri di un gruppo condividono un destino o risultato comune, aiutarsi a vicenda diventa auto-aiuto."
"Evidentemente l'uomo primitivo, il Balobedu, può essere considerato un rappresentante di centinaia di popoli simili – considerata come norma una società in cui, in un dato momento del tempo, la condizione di ognuno è esattamente uguale." CASCO SCHOECK
Ora la micro-tecnologia sta facilitando la creazione di condizioni molto diverse da quelle a cui eravamo geneticamente predisposti dai tempi dell'Età della Pietra. La tecnologia dell'informazione sta creando una disuguaglianza economica superiore a qualsiasi cosa vissuta dai nostri antenati nell'Età della Pietra, originariamente egualitaria. La tecnologia dell'informazione sta anche creando risorse sovra-territoriali, che contribuiranno a sovvertire l'incarnazione del gruppo, lo Stato-Nazione. Ironia della sorte, queste nuove risorse informatiche avranno probabilmente un valore superiore proprio perché sono sfruttate a distanza. Tanto più se pensiamo alle proteste che ci aspettiamo esserci contro la disuguaglianza economica derivante dalla crescente penetrazione della tecnologia dell'informazione nei ricchi paesi industriali. Proprio questo fatto tenderebbe a rendere i beni controllati da remoto ancora più preziosi. Non solo sarebbero meno esposti all'invidia, ma sarebbero anche più probabilmente messi fuori dalla portata del gruppo più predatorio cui un individuo deve far fronte: il suo stesso Stato.
È forse un segno dell'importanza dell'epigenesi quello di formare la tendenza, cui è stata prestata poca attenzione, dell'identificazione allo Stato-Nazione moderno come gruppo parentale. La logica della violenza nel periodo moderno tendeva a confondere l'impulso che spingeva a considerare come basilare il benessere del gruppo di parentela. Perché?
Perché piuttosto che facilitare la sopravvivenza e la prosperità dei parenti stretti in un mondo ostile, l'identificazione dell’adattamento inclusivo dell'individuo come cittadino ha diluito il valore di qualsiasi atto di sacrificio che l'individuo avrebbe potuto compiere verso i propri parenti. Il tipico Stato-Nazione moderno era semplicemente troppo grande per consentire un "coefficiente di parentela" statisticamente significativo tra l'individuo e gli altri cittadini della nazione. La proporzione di parenti stretti all'interno del gruppo ristretto è diminuita drasticamente nel corso dei secoli e il "coefficiente di parentela" tra il singolo cittadino e il resto della nazione non sarebbe stato, nella maggior parte dei casi, significativamente superiore anche se comparato con l'intera razza umana. Un gruppo interno con decine di milioni o addirittura centinaia di milioni (e nel caso dei cinesi, più di un miliardo) di membri è un organismo così gigantesco da diluire l'effetto dell’adattamento inclusivo di qualsiasi sacrificio o beneficio a livello dell'effetto di una goccia nel mare. Logicamente, dunque, il moderno nazionalista, a differenza del cacciatore-raccoglitore dell'Età della Pietra, non poteva ragionevolmente aspettarsi un gesto di sacrificio o aiuto da parte del suo "gruppo interno" atto a migliorare le prospettive di sopravvivenza per la sua famiglia.
Nonostante il fatto che le economie nazionali siano diventate le unità fondamentali di conto con cui è stato misurato il benessere in epoca moderna, il più grande ostacolo al successo dell'individuo di talento, e quindi quello dei suoi parenti, divennero gli oneri imposti in nome della nazione, ovvero il neo-gruppo ristretto stesso. Questo, almeno, era vero principalmente per quelli impegnati in una socialità reciproca piuttosto che coercitiva, per rivisitare le categorie del comportamento umano di Van Den Berghe.
La logica dello Stato-Nazione suggerisce che il prezzo ultimo della cittadinanza è il sacrificio e la morte. Come ha osservato Jane Bethke Elshtain, gli Stati-Nazione indottrinano i cittadini più per il sacrificio che per l'aggressione: "Il giovane va in guerra non tanto per uccidere quanto per morire, per rinunciare al suo corpo particolare per quello del grande corpo, del corpo politico”. La spinta al sacrificio non è meno attiva nei confronti del contribuente. Pagare le tasse, come andare in guerra, è un dovere, piuttosto che uno scambio in cui si rinuncia al denaro per ottenere qualche prodotto o servizio di valore uguale o superiore. Questo è molto evidente nel discorso comune. Si parla di "onere fiscale" ma non si parla di "bisogno di cibo" per l'acquisto di alimenti, o il "bisogno dell'auto" per l'acquisto di un'automobile, o il "bisogno di ferie" per viaggiare, proprio perché gli acquisti commerciali sono generalmente scambi equi. Altrimenti, gli acquirenti non li farebbero.
A questo proposito, il nazionalismo mostra come l'epigenesi possa invertire la logica della “economia della natura" darwiniana. Lo Stato-Nazione ha facilitato sistematicamente, la predazione basata territorialmente. A differenza della situazione affrontata dai cacciatori-raccoglitori nell'Età della Pietra, il principale parassita e predatore dell'individuo alla fine del XX secolo non era l'outsider, il nemico straniero, ma piuttosto la presunta incarnazione del “gruppo interno”, lo stesso Stato-Nazione dove egli viveva. Quindi il principale vantaggio offerto dall'avvento del patrimonio che trascende la territorialità nell'Età dell'Informazione è proprio il fatto che tali beni possono essere collocati al di fuori della portata della coercizione sistemica portata dal locale Stato-Nazione nel cui territorio è residente l'aspirante Individuo Sovrano.
Se il nostro punto di vista è corretto, la micro-tecnologia renderà tecnicamente fattibile per gli individui sfuggire in gran parte agli oneri della cittadinanza subordinata. Essi saranno sovrani extra-nazionali di sé stessi, non sudditi, nella nuova Città Virtuale, giurando fedeltà per contratto o trattativa privata in una modalità che riecheggerà più l’Europa pre-moderna, quando i mercanti si assicuravano trattati commerciali per proteggersi "da sequestri arbitrari di beni" e per ottenere "l'esenzione dal diritto signorile". Nella cyber-cultura, le persone di successo otterranno l'esenzione dagli oneri di cittadinanza derivanti da un mero fatto di nascita. Non tenderanno più a pensare a sé stessi principalmente come britannici o americani. Saranno residenti extra-nazionali dell’intero mondo e potranno risiedere in moltissimi luoghi diversi con altrettanta facilità.
Il problema, tuttavia, è che questo miracolo tecnologico e il miracolo economico che esso implica dipendono dalla volontà degli individui di affidare gran parte della loro ricchezza e del loro futuro a estranei. Nella rigorosa contabilità genetica, quegli estranei non saranno necessariamente meno geneticamente vicini rispetto la maggior parte dei nostri "concittadini", dai quali negli ultimi secoli siamo stati costretti a dipendere.
La domanda è se i risultati perversi dalla curatela all'interno del gruppo nel caso dello Stato-Nazione sono indicatori negativi o positivi per la cyber-economia. I "lasciati indietro" che rischiano di perdere i benefici della ridistribuzione coercitiva tratteranno la morte dello Stato-Nazione come se fosse un attacco a dei parenti biologici? Il primo quarto di secolo del nuovo millennio ce lo dirà. Le reazioni emotive potrebbero essere complesse. Il fatto che 115 milioni di persone hanno dato la vita combattendo per gli Stati-Nazione nel XX Secolo è la cruda prova del potere dell’epigenesi e dimostra che molti consideravano la sopravvivenza delle loro nazioni come questioni di importanza vitale. La domanda è se questo atteggiamento si trasferirà in una nuova era che avrà diversi imperativi megapolitici.
Il fatto che il sacrificio geneticamente indotto a nome dello Stato-Nazione sia spesso entrato in contrasto con l'obiettivo evolutivo della selezione di parentela ci dice anche che gli umani sono abbastanza adattabili da conformarsi a mutevoli circostanze per le quali non eravamo geneticamente programmati nelle condizioni dell'Età della Pietra. Come spiega Tudge nel descrivere l’"estrema generalità" degli esseri umani: "Siamo l'equivalente animale della macchina di Turing: il dispositivo universale che può essere utilizzato per qualsiasi compito." Quale tendenza verrà a galla nella prossima crisi di transizione?
La commercializzazione della sovranità stessa dipende dalla volontà di centinaia di migliaia di Individui Sovrani (e molti milioni di altre persone) di schierare i loro beni nella "Prima Banca di Nessun Luogo " al fine di garantire l'immunità dalla costrizione diretta. Questo tipo di fiducia non ha analoghi evidenti nel passato primordiale.
C’erano poche risorse nell'Età della Pietra. Quelle che esistevano erano accumulate sotto il controllo di una tribù, una "super-famiglia consanguinea" che era paranoica nei confronti degli estranei. Nonostante la novità evolutiva della cyber-economy, questa darà agli esseri umani la possibilità di esprimere la nostra eredità genetica più innata: l'intelligenza che arriva dai nostri cervelli fuori misura. Coloro che formeranno l'élite dell'informazione saranno sicuramente intelligenti abbastanza da riconoscere una cosa buona quando ne vedranno una.
Inoltre, la creazione di risorse che sono in gran parte immuni dalla predazione dovrebbe effettivamente essere un modo pratico per aumentare l’adattamento inclusivo degli Individui Sovrani. Dal momento che la logica economica della partecipazione alla cyber-economy capovolge le logiche dello Stato-Nazione, quest'avventura sarà avvincente, soprattutto per le persone altamente qualificate.
Al fine di ottimizzare il loro vantaggio nel commercio tra giurisdizioni, gli individui devono essere disposti a uscire dallo Stato-Nazione e affidare la propria protezione a personale di sicurezza motivato principalmente da incentivi di mercato, anche in aree molto distanti dal loro luogo di nascita. Ciò implica un vantaggio significativo nell'essere multilingue e cosmopoliti piuttosto che sciovinista e nazionalisti. E implica inoltre che chiunque voglia davvero realizzare il potenziale liberatorio della cyber-economy per sé stesso e per la sua famiglia dovrebbe iniziare a dare il benvenuto a giurisdizioni diverse da quella in cui ha risieduto durante la gran parte della carriera imprenditoriale. Per maggiori dettagli, abbiamo stilato una lista di strategie per ottenere l'indipendenza nell'appendice del libro.
Una nuova comprensione extra-nazionale del mondo e un nuovo modo di identificare il proprio posto in esso potrebbero cambiare le abitudini della cultura umana, se non, addirittura, le nostre inclinazioni innate. La nuova equazione extra-nazionale dell'identità che ci aspettiamo di vedere prendere piede nel nuovo millennio potrebbe rendere l’accomodamento al nuovo mondo molto più facile di quel che possiamo pensare. A differenza della nazionalità, le nuove identità non saranno un prodotto della costrizione monopolistica che ha reso globalmente dominanti gli Stati-Nazione e il loro sistema gestionale durante il XX Secolo. Nella nuova era che verrà le comunità e le alleanze non saranno delimitate territorialmente. L'identificazione sarà basata più precisamente su affinità autentiche, interessi condivisi o reale parentela, piuttosto che sulle false affinità di cittadinanza così instancabilmente promosse dalla politica convenzionale. La protezione sarà organizzata in modi nuovi che non possono essere compresi da un geometra che delimita i confini territoriali con compasso e squadra. I beni saranno accumulati sempre più nel cyber-spazio piuttosto che in qualsiasi luogo fisico, un fatto che faciliterà la nuova concorrenza a ridurre i "costi di protezione" o le tasse imposte nella maggior parte delle giurisdizioni territoriali.
"Le persone ambiziose capiscono, quindi, che uno stile di vita migratorio è il prezzo per andare avanti." CHRISTOPHER LASCH
Nonostante la salda presa che lo Stato-Nazione come "gruppo interno" ha avuto sull'immaginario collettivo moderno, molte persone capaci che adesso non mettono in dubbio l'utilità di affiliarsi ad una "comunità immaginaria" estremamente costosa presto lo faranno. In effetti, i partigiani dello Stato-Nazione hanno già cominciato a lamentarsi del crescente distacco delle élite cognitive. Il compianto Christopher Lasch, nel suo libello “The Revolt of the Elites and the Betrayal of Democracy”, assale coloro "i cui mezzi di sostentamento non dipendono tanto dal possedere la proprietà quanto dall' utilizzo delle informazioni." Lasch lamenta il carattere extra-nazionale dell'emergente economia dell'informazione. Scrive: “I mercati in cui operano le nuove élite è, ora, di portata internazionale. Le loro fortune sono legate alle imprese che operano oltre i confini nazionali. Sono più interessati al funzionamento del sistema nel suo complesso piuttosto che di una qualsiasi delle sue parti. La loro lealtà, se il termine non è di per sé anacronistico in questo contesto, è internazionale piuttosto che regionale, nazionale o locale. Hanno più in comune con le loro controparti a Bruxelles o Hong Kong che con le masse di americani non ancora collegate alla rete globale di comunicazione.”
Sebbene Lasch fosse tutt'altro che un osservatore spassionato, e ovviamente il suo ritratto dell'élite dell'informazione è ben poco lusinghiero, il suo disprezzo per coloro che si sono liberati dalla tirannia del territorio si basa sulla percezione di alcuni degli stessi sviluppi che sono al centro di questo libro. Quando leggiamo le critiche di Lasch o quelle di Mickey Kaus (“The End of Equality”), Michael Walzer (“Spheres of Justice”) o Robert Reich (“The Work of Nations”), vediamo parte della nostra analisi confermata, spesso infelicemente, da autori che sono profondamente scontenti verso molte delle conseguenze dell'aprirsi dei mercati e della de-nazionalizzazione degli Individui Sovrani. Lasch disprezza quelli che hanno ambizioni extra-nazionali, "che bramano l'appartenenza alla nuova aristocrazia dei cervelli" per "coltivare legami con il mercato internazionale del denaro in rapido movimento, della moda e della cultura popolare." Continua: “C’è da chiedersi se considerano sé stessi come americani. Il patriottismo, certamente, non è molto in alto nella loro scala dei valori. Il "multiculturalismo", d'altra parte, si adatta perfettamente a loro, evocando l'immagine piacevole di un bazar globale in cui cucine esotiche, stili di abbigliamento, musiche eterogenee e costumi tribali possono essere gustati indiscriminatamente, con nessuna domanda e nessun impegno richiesto. Le nuove élite sono di casa solo in movimento, in rotta verso una conferenza di alto livello, verso l'inaugurazione di un nuovo franchising, verso un festival cinematografico internazionale o un resort da scoprire. Il loro è essenzialmente il punto di vista di un turista del mondo, non una prospettiva tale da incoraggiare un'appassionata devozione alla democrazia.”
In agguato dietro le critiche ai "transitori" che compongono la comunità virtuale dell'Età dell’Informazione c’è il riconoscimento che, per molti componenti dell'élite informatiche, i benefici della transitorietà superano già i suoi costi. Critici come Lasch e Walzer non contestano il fatto che una lucida analisi costi-benefici renda la cittadinanza obsoleta per le persone con competenze elevate. Non dicono che quelli tra l'élite dell'informazione (di cui disprezzano gli atteggiamenti) hanno calcolato male dove risiedono i loro migliori interessi. Né fingono che le tabelle degli interessi composti mostrino davvero che continuare a pompare i propri soldi in un programma nazionale di previdenza sociale, per non parlare delle imposte sul reddito, produce un rendimento migliore rispetto all’investimento privato. Al contrario, capiscono l'aritmetica. Hanno visto dove portano le loro ovvie conclusioni. Ma piuttosto che riconoscere la logica sovversiva della razionalità economica, la rifuggono, considerando come sommo "tradimento" quando l'élite dell'informazione trascende la tirannia del territorio e abbandona i “non illuminati".
Come Pat Buchanan, i socialdemocratici sono nazionalisti economici che risentono del trionfo dei mercati sulla politica. Denunciano "la nuova aristocrazia dei cervelli" per essersi distaccata dal territorio e per non preoccuparsi appassionatamente della loro visione di dove risieda il meglio per la massa. Anche se non riconoscono esplicitamente la denazionalizzazione dell'individuo in quanto tale, si scagliano contro i suoi primi accenni e manifestazioni, che Walzer descrive come "l'imperialismo del mercato" o la tendenza del denaro a "filtrare oltre i confini" per comprare cose che, come spiega Lasch, "non dovrebbero essere in vendita", come, ad esempio, l'esenzione dal servizio militare. Si noti il richiamo reazionario alle richieste militari dello Stato-Nazione come un terreno sacro su cui denaro e mercati non dovrebbero sconfinare.
Queste critiche all'élite dell'informazione anticipano l'ovvia reazione popolare contro l'ascesa degli Individui Sovrani nel prossimo millennio. Man mano che saranno disponibili nuove forme di protezione guidate dal mercato, diventerà sempre più evidente per un gran numero di persone capaci che molti dei presunti benefici della nazionalità sono, di fatto, immaginari. Ciò porterà, non solo a una migliore contabilizzazione dei costi-opportunità della cittadinanza, ma, presumibilmente, creerà anche nuovi modi di inquadrare questioni politiche ed economiche. Per la prima volta, un singolo imprenditore che agisce per conto proprio potrà variare i propri costi di protezione spostandosi tra le giurisdizioni, senza aspettare che siano attuate delle "decisioni di gruppo e azioni di gruppo", per citare una frase di Frederic C. Lane.
Poiché il prezzo pagato per la protezione diventa soggetto "al principio di sostituzione", questo metterà a nudo l'aritmetica della costrizione, intensificando il conflitto tra la nuova élite cosmopolita dell'Età dell'Informazione e "i poveri dell'informazione", il resto della popolazione che in gran parte parla una sola lingua e non eccelle nella risoluzione dei problemi o nel possesso di qualche abilità commerciabile a livello globale. Questi "perdenti" o "lasciati indietro", come Thomas L. Friedman li descrive, senza dubbio continueranno a identificare il loro benessere con la vita politica degli esistenti Stati-Nazione.
La maggior parte di coloro che nutrono un'ardente agenda politica, siano essi nazionalisti, ambientalisti, o socialisti, si mobiliterà per difendere lo Stato-Nazione traballante dell'inizio del XXI Secolo. Col passare del tempo, diventerà sempre più ovvio che la sopravvivenza dello Stato-Nazione e la sensibilità nazionalista saranno condizioni preliminari per preservare un regno di costrizione politica. Come sottolinea Billig, il nazionalismo "è la condizione per le convenzionali strategie (politiche), qualunque sia la politica del momento." Pertanto, il contenuto nazionalista di tutti i programmi politici si gonfierà come la pancia di un ghiottone negli anni a venire. Gli ambientalisti, ad esempio, si concentreranno meno sulla protezione della Madre Terra e di più sulla protezione della "patria". Per ragioni che esploreremo più avanti, la nazione e la cittadinanza saranno particolarmente sacri per coloro che apprezzano molto l'uguaglianza. Più di quanto potrebbero intuire ora, saranno d'accordo con Christopher Lasch, che ha seguito Hannah Arendt nel proclamare: "È la cittadinanza che conferisce l'uguaglianza, non l'uguaglianza che crea il diritto alla cittadinanza."
La privatizzazione della sovranità sgonfierà il plus dell’uguaglianza dell'era industriale recidendo i legami dei creatori di ricchezza con la nazione e il territorio. La cittadinanza non servirà più come meccanismo per far rispettare la redistribuzione del reddito basata sull'uguaglianza del voto all'interno di un territorio ristretto. Le conseguenze di ciò saranno sale sulla ferita della visione progressista della storia. Contrariamente alle aspettative di persone presumibilmente lungimiranti, formulate all'inizio del XX Secolo, il libero mercato non è stato distrutto dal tempo, ma ha continuato trionfante. I marxisti hanno previsto l'eclissi del capitalismo, che non è mai accaduta, per portare alla trascendenza degli Stati-Nazione e all'emergere di una coscienza di classe universale tra i lavoratori. In effetti, lo stato sarà eclissato, ma in un modo molto diverso. Sta accadendo qualcosa di diametralmente opposto rispetto le loro aspettative.
Il trionfo del capitalismo porterà all'emergere di una nuova coscienza globale, o extra-nazionale, tra i capitalisti, molti dei quali diventeranno Individui Sovrani. Lungi dal dipendere dallo stato per disciplinare i lavoratori, come immaginavano i marxisti, le persone più abili e ricche erano chiaramente i perdenti nel quadro nazionale, a causa delle azioni dello stato. È chiaro che saranno coloro che avranno più da guadagnare trascendendo il nazionalismo mentre i mercati trionfano oltre la costrizione governativa.
Forse non subito, ma presto, sicuramente nell'arco di una generazione, quasi tutti nell'élite dell'informazione sceglieranno di domiciliare le proprie attività reddituali in giurisdizioni a bassa o nulla imposizione fiscale. Dal momento che l'Età dell'Informazione trasforma il globo, imprimerà un’inconfondibile lezione pratica sull'interesse composto. Entro anni, per non parlare di decenni, sarà ampiamente compreso che chiunque abbia talento potrebbe accumulare un patrimonio netto molto più elevato (e godersi una vita migliore) abbandonando le tasse elevate degli stati nazionali. Abbiamo già accennato ai costi sbalorditivi che impongono i principali stati, ma poiché questo è il nocciolo di una questione poco compresa, vale la pena sottolineare nuovamente i costi-opportunità della nazionalità.
Lungi dal subire le conseguenze della perdita o della riduzione dei servizi governativi finanziati da tasse elevate, l'élite dell'informazione fiorirà in un modo mai visto. Semplicemente sfuggendo all'onere fiscale in eccesso, guadagneranno un enorme margine per migliorare il benessere materiale delle loro famiglie. Come precedentemente indicato, 5.000 dollari di tasse pagate annualmente riducono il tuo patrimonio netto di 2,4 milioni di dollari, se tu potessi guadagnare il 10% annuo dai tuoi investimenti. Ma se potessi guadagnare il 20%, 5.000 dollari di tasse annuali ti lascerebbero 44 milioni di dollari più povero in un periodo di quarant'anni. Cumulativamente, pagare 5.000 dollari all'anno ti costerebbe quindi più di un milione di dollari all'anno. A quel tasso, 250.000 di dollari all'anno di tasse si tradurrebbero presto in una perdita annuale di oltre 50 milioni, o 2,2 miliardi in una vita. E naturalmente, guadagni sporadicamente più alti, anche per pochi anni, soprattutto all'inizio della vita, implicano una ancora più sorprendente perdita di ricchezza a causa della tassazione predatoria.
Abbiamo visto con nostra soddisfazione che rendimenti superiori al 20% sono possibili. I nostri colleghi di Lines Overseas Management alle Bermuda hanno ottenuto rendimenti a tre cifre, con una media del 226% annuo negli anni in cui scrivevamo questo libro. La loro esperienza sottolinea ciò che suggerisce il foglio di calcolo, che per molti percettori di redditi elevati e proprietari di capitali, la tassazione predatoria impone un costo che, protratto per una vita intera, equivale ad una ingente fortuna.
Un individuo con un'elevata capacità di guadagno che paga le tasse alle aliquote di Hong Kong potrebbe accumulare una ricchezza mille volte maggiore di qualcuno con lo stesso reddito ante imposte che paga le tasse alle aliquote nordamericane o europee. Proteggere il tuo capitale dall'invasione ricorrente da parte di una giurisdizione ad alta tassazione è come correre in una corsa e avere qualcuno che ti spara ogni volta che fai un passo. Se potessi partecipare alla stessa gara con una protezione adeguata e correre senza intoppi, ovviamente andresti molto più lontano, e più velocemente.
Gli Individui Sovrani del futuro approfitteranno delle inclinazioni "transitorie" che tanto offendono Christopher Lasch e altri critici dell'élite dell'informazione, e sceglieranno le giurisdizioni più redditizie in cui domiciliarsi. Mentre questo è contrario alla logica del nazionalismo, si accorda perfettamente con una logica economica convincente. Un 10%, per non parlare di una differenza di dieci volte superiore, spesso motiverà gli individui che massimizzano il profitto a modificare i loro stili di vita e le tecniche di produzione, così come il loro domicilio. La storia della civiltà occidentale è un susseguirsi di repentini cambiamenti per i quali le persone (e la ricchezza) sono ripetutamente migrate verso nuove aree di opportunità sotto lo stimolo di affliggenti condizioni megapolitiche. Una differenza di mille volte nei rendimenti di base corrisponderebbe allo stimolo più potente che abbia mai portato persone razionali a spostarsi. In altre parole, la maggior parte delle persone, in particolare quelle chiamate da Thomas L. Friedman i "perdenti e lasciati indietro", se ne avessero la possibilità, lascerebbero volentieri qualsiasi Stato-Nazione per 50 milioni di dollari (per non parlare dei costi ancora maggiori che gli Stati-Nazione impongono in tasse sull'1% più ricco dei contribuenti). L'ascesa degli Individui Sovrani che acquistano giurisdizioni è quindi una delle previsioni più sicure che si possano fare.
Vista in termini di costi-benefici, la cittadinanza era già un pessimo affare mentre il XX Secolo volgeva al termine. Questo è stato evidenziato da una involontariamente divertente nota di una ricerca parlamentare intitolata "Is the Queen an Australian Citizen?" scritto da Ian Ireland dell'Australian Parliamentary Research Service nell'agosto 1995. Ireland esamina l'Australian Citizenship Act del 1948, rivedendo i quattro modi con cui qualcuno può ottenere la cittadinanza australiana. Questi modi sono condivisi in pressoché tutti gli Stati-Nazione, vale a dire:
cittadinanza per nascita
cittadinanza per adozione
cittadinanza per discendenza
cittadinanza per concessione
Sono cose ovvie ma ci aiutano a focalizzare l'attenzione sulla distinzione tra sovranità e cittadinanza. Come dice Ireland, "Secondo i concetti legali e politici tradizionali, il monarca è sovrano e il popolo è suo suddito. I soggetti sono legati al monarca da fedeltà e sottomissione." Notando il fatto ovvio che la regina Elisabetta II è sovrana, conclude che "c'è un argomento a favore del fatto che la regina non sia un cittadino australiano."
In effetti, non lo è. La regina, possa vivere a lungo, è fortunata ad essere al di là del crucciarsi se essere o meno un cittadino. Lei è sovrana, sovrana dei suoi sudditi. Come una manciata di altri monarchi nel mondo, la regina è sovrana per nascita, avendo ereditato il suo status secondo un costume che precede i tempi moderni. L'idea di monarchia è antica, essa risale ai primi documenti storici della vita umana. Quei paesi che hanno mantenuto la loro monarchia basano la loro costituzione sulla loro storia più antica, che aiuta ancora a plasmare la forma della loro società, in termini di prestigio e di classe se non, addirittura, di potere politico. Gli individui postmoderni, senza il vantaggio dinastico della regina, saranno obbligati a inventare nuove ragioni giuridiche su cui fondare la sovranità de facto che la tecnologia dell’informazione fornirà loro.
Gli Individui Sovrani dovranno anche far fronte alle conseguenze corrosive dell’invidia, una difficoltà che a volte attanaglia i monarchi, ma che sarà sentita più intensamente da persone che non sono tradizionalmente venerate ma che avranno, semplicemente, inventato la propria sovranità. Come ha scritto Helmut Schoeck nel suo sondaggio approfondito, Envy, "Dove c’è un solo re, un presidente degli Stati Uniti, in altre parole un solo membro di un particolare status, questo può vivere con relativa impunità il tipo di vita che, anche su una scala molto più piccola, susciterebbe indignazione se, nella stessa società, venisse adottato con successo da membri di gruppi professionali o sociali più ampi." I monarchi, come incarnazioni della nazione, godono di una certa immunità all'invidia; immunità che non si trasferirà agli Individui Sovrani.
I "perdenti e lasciati indietro" nella società dell'informazione proveranno invidia per il successo dei vincitori, tanto più perché la pervasività dei mercati implica che questo sarà sempre più un mondo dove "chi vince prende tutto". Sempre più di sovente le ricompense si stanno conformando sulla base della performance relativa, piuttosto che sulla performance assoluta come avveniva nella produzione industriale. Un operaio veniva pagato in base alle ore di lavoro conteggiate dall'orologio, o secondo qualche criterio relativo al risultato, ad esempio per i pezzi realizzati, unità assemblate o misure simili. La retribuzione standardizzata era resa possibile dal fatto che l'output era simile per tutti coloro che utilizzavano gli stessi strumenti. Ma la creazione intellettuale di ricchezza, come la performance artistica, varia notevolmente tra persone che utilizzano gli stessi strumenti. A questo proposito, l'intera economia sta diventando sempre più come l'opera, dove gli ingaggi più alti vanno a quelli con le voci migliori, e coloro che cantano male, per quanto con impegno, normalmente non ricevono grandi ricompense. Dal momento che molti settori saranno aperti ad una concorrenza veramente globale, il ritorno economico per le prestazioni ordinarie è destinato a crollare. Ci sarà vasta offerta di talenti medi, e alcuni di questi saranno persone che possono affittare il loro tempo per una frazione delle tariffe che prevalgono nei principali settori dei paesi industriali. I perdenti saranno le riserve delle leghe minori: buoni giocatori ma senza particolare estro. Invece di fare un milione di dollari all'anno segnando gol, guadagneranno $25.000, senza un reddito supplementare da sponsorizzazioni. Saranno altri a vincere il Pallone d'Oro.
"Una volta che un paese si apre al mercato globale, quei suoi cittadini che hanno le competenze per approfittarne diventano i vincitori, e quelli senza diventano perdenti o “lasciati indietro”. Generalmente un partito. . . afferma di essere in grado di sfidare la globalizzazione o alleviare il loro dolore. Quello è Pat Buchanan in America, i comunisti in Russia e ora l'Islamic Welfare Party qui in Turchia. Ciò che sta accadendo in Turchia è molto più complicato di una semplice presa di potere fondamentalista. È quello che accade quando l'allargamento della globalizzazione genera sempre più perdenti, quando l’allargarsi della democratizzazione dà loro un voto, mentre i partiti religiosi sfruttano efficacemente questi avvenimenti per prendere il potere” THOMAS L. FRIEDMAN
Chi saranno i perdenti nell'Età dell'Informazione? In termini generali, i percettori di redditi statali delle tasse saranno perdenti dal momento che sono loro che non potrebbero aumentare la loro ricchezza trasferendosi in un’altra giurisdizione. Gran parte del loro reddito è legato alle regole di una giurisdizione nazionale piuttosto che quantificabile dalle valutazioni di mercato. Pertanto, eliminare o ridurre drasticamente le tasse che stanno gravando negativamente sui loro patrimoni netti, potrebbe non sembrare una grande idea: il prezzo di una tassazione inferiore è un minore flusso di pagamenti. Perderanno reddito perché non saranno più in grado di dipendere dalla costrizione politica per rubare dalle tasche di persone più produttive di loro. Quelli senza risparmi che si affidano al governo per pagare la pensione e le cure mediche subiranno con ogni probabilità un calo del tenore di vita. Questa perdita di reddito si traduce in un deprezzamento di ciò che lo scrittore finanziario Scott Burns ha soprannominato capitale "trascendentale" o politico. Questo capitale "trascendentale" (o immaginario) è basato non tanto sulla proprietà economica dei beni ma sul diritto al flusso di reddito stabilito da norme e regolamenti politici. Ad esempio, il reddito atteso derivante da programmi di trasferimento del governo potrebbe essere convertito in un'obbligazione capitalizzata a tassi di interesse prevalenti. Questo legame immaginario finanziato dalla comunità immaginaria è il capitale trascendentale. Sarà improvvisamente svalutato dalla "grande trasformazione" che è destinata a ridurre la presa delle autorità politiche sul flusso di cassa necessario a mantenere le promesse elettorali.
"Sulle frontiere e in alto mare, dove nessuno aveva un monopolio duraturo nell'uso della violenza, i mercanti evitavano il pagamento di tasse così elevate poiché la protezione poteva essere ottenuta più a buon mercato con altri mezzi." FREDERIC C. LANE
Non ci vuole un enorme sforzo di immaginazione per vedere che l'élite dell'informazione probabilmente trarrà vantaggio dalle opportunità di liberazione e sovranità personale offerte dalla nuova cyber-economy. Allo stesso modo, è prevedibile che i "lasciati indietro" diventeranno sempre più sciovinisti e aggressivi col crescere dell'impatto della tecnologia dell’informazione nel nuovo millennio. È difficile indovinare esattamente a che punto la reazione diventerà violenta. La nostra ipotesi è che le recriminazioni si intensificheranno quando le nazioni occidentali inizieranno inequivocabilmente a sfaldarsi alla maniera dell'ex Unione Sovietica.
Allo stesso modo, ogni volta che uno Stato-Nazione crolla, faciliterà un'ulteriore regressione e incoraggerà l'autonomia degli Individui Sovrani. Ci aspettiamo di vedere una significativa moltiplicazione di entità sovrane, come decine di enclave e giurisdizioni più simili alle città-stato emergere dalle macerie delle nazioni. Queste nuove entità offriranno prezzi altamente competitivi per i servizi di protezione, imponendo tasse basse o nulle su reddito e capitale. Le nuove entità saranno quasi obbligate a valutare i loro servizi di protezione in modo più attrattivo rispetto ai principali Stati-Nazione dell'OCSE. Vista semplicemente come una questione di segmentazione dell'offerta, l'area di mercato più scarsamente servita è quella ad alta efficienza e basso costo. Chiunque desideri pagare tasse elevate in cambio di una complicata gamma di bonus statali ha ampie possibilità di farlo. Pertanto, la strategia più vantaggiosa e redditizia per una nuova mini-sovranità, sarà sicuramente quella destinata a presentarsi con un'alternativa ad alta efficienza e a basso prezzo. Una tale mini-sovranità potrebbe fornire una gamma di servizi più completa di quella offerta dagli Stati-Nazione ormai morenti. Dal momento che tutti gli Stati-Nazione non crolleranno certamente insieme, è probabile che l'alternativa statalista sarà ben fornita, soprattutto all'inizio della transizione. D'altra parte, un regime senza eccessi legislativi e un buon ordine interno può essere fornito relativamente a buon mercato. Se i disordini sociali e la criminalità si diffonderanno nei vecchi paesi industriali centralizzati fino al punto che ci aspettiamo, la legge e l'ordine saranno molto più facilmente gestibili in una piccola giurisdizione piuttosto che attraverso complicati piani politici.
Man mano che la tecnologia dell'informazione avanza, essa contribuirà a facilitare una prospettiva globale, così come a creare modi attraverso i quali gli Individui Sovrani potranno sfruttare le capacità stesse create dalla tecnologia per sfuggire alla costrizione nazionalista della tassazione. Entro i prossimi decenni, ad esempio, il fatto che tutti possano fare i reporter sostituirà la televisione come metodo con cui gli individui ottengono le loro notizie. Ciò ha implicazioni significative. Si assisterà al passaggio, nell’immaginario collettivo, dalla prima persona plurale al singolare. Man mano che gli individui stessi iniziano a fungere da redattori di notizie, selezionando quali argomenti e quali notizie sono interessanti, è molto meno probabile che scelgano di indottrinare sé stessi al sacrificio per lo Stato-Nazione. Più o meno gli stessi effetti nascono dalla privatizzazione dell'istruzione, ancora una volta facilitata dalla tecnologia. Nel medioevo, l'istruzione era saldamente sotto il controllo della Chiesa. Nell'età moderna, l'istruzione è stata sotto il controllo dello stato. Nelle parole di Eric Hobsbawm, "l'istruzione statale ha trasformato le persone in cittadini di una nazione specifica: ad esempio, da contadini a cittadini Francesi." Nell'Età dell'Informazione, l'istruzione sarà privatizzata e individualizzata e non sarà più gravata dal pesante bagaglio politico che l'ha caratterizzata durante il periodo industriale. Il nazionalismo non sarà costantemente proiettato in ogni angolo della mente durante la vita.
Anche il passaggio a Internet e al World Wide Web ridurrà l’importanza del territorio nel commercio. Creerà indirizzi individuali che non saranno delimitati territorialmente. I servizi di telefonia digitale via satellite si evolveranno superando i sistemi di telefonia fissa basati sulla posizione che condividono un prefisso internazionale comune. L’individuo avrà il proprio indirizzo telefonico globale univoco, come un indirizzo Internet, che sarà raggiungibile ovunque si trovi. A tempo debito, i monopoli postali nazionali crolleranno, consentendo la consegna privatizzata della posta da parte di servizi mondiali senza particolari legami con qualsiasi Stato-Nazione esistente.
Questi, ed altri apparentemente piccoli passi, aiuteranno a liberare il consumatore ordinario, così come l'élite cognitiva, dall'identificazione meccanica con lo Stato-Nazione. La demistificazione della cittadinanza sarà drammaticamente accelerata dall'emergere di pratiche alternative al commercio monopolizzato all’interno dei territori statali. Gli elementi costitutivi della cyber-economy (cyber-moneta, cyber-banche) e un mercato di titoli non regolamentato, cibernetico e globale è destinato a nascere e prosperare su larga scala. Mentre succederà, l’incapacità dei governi avidi di confiscare la ricchezza dei "cittadini" li farà avvizzire.
Anche se gli stati leader cercheranno di imporre un cartello per mantenere sia un’alta tassazione sia la valuta governativa cooperando per limitare la crittografia e impedire ai cittadini di sfuggire ai loro domini, alla fine falliranno. Le persone più produttive del pianeta troveranno la loro strada verso la libertà economica. È improbabile che lo stato sarà efficace nel tenere le persone confinate dove possono essere tenute fisicamente in ostaggio. L'inefficacia degli sforzi per bloccare gli immigrati clandestini dimostra in modo convincente che gli Stati-Nazione non saranno in grado di sigillare i propri confini per impedire la fuga delle persone di successo. Il ricco sarà tanto intraprendente nell'uscire quanto gli aspiranti tassisti e camerieri lo sono ad entrare.
Per la prima volta dai tempi del frammentato periodo medievale, i confini non saranno chiaramente delimitati. Come abbiamo esplorato in precedenza, molte transazioni finanziarie in futuro non saranno localizzate in un territorio preciso. Invece di accettare un’eredità debitoria sulla base del territorio di nascita, un numero crescente di Individui Sovrani approfitteranno di queste possibilità per disertare i loro obblighi fiscali, andare oltre la cittadinanza e divenire clienti dei governi. Negozieranno trattati fiscali privati come veri e propri clienti, secondo le linee guida oggi disponibili in Svizzera, come analizzato nel capitolo 8. Un tipico trattato fiscale privato negoziato con i cantoni della Svizzera consente ad un individuo (o una famiglia) di risiedervi in cambio di un pagamento annuo fisso di 50.000 franchi svizzeri. Si noti che questa è una tassa forfettaria, un importo fisso indipendentemente dal reddito. Se il tuo reddito annuo è di 50.000 franchi svizzeri, non dovresti stipulare un simile trattato fiscale privato perché renderebbe la tua aliquota fiscale pari al 100% del reddito. Con un reddito di 500.000 franchi svizzeri, il tuo tasso è del 10%. Con 5.000.000 di franchi svizzeri, il tasso è solo dell'1%. A 50 milioni, la tua aliquota fiscale è solo 0.1%. Se questo sembra un affare incredibilmente buono rispetto a un tasso marginale del 58% a New York City, ti rendi conto di quanto siano diventati predatori e monopolistici i prezzi dei servizi governativi durante il periodo industriale.
Infatti, 50.000 franchi svizzeri sono un buon pagamento annuo per i servizi utili e necessari del governo. Gli svizzeri traggono sicuramente un grande profitto dal servire tutti i milionari che si trasferiscono e pagano loro 50.000 franchi svizzeri all'anno per tale privilegio. In molti casi, il costo marginale del governo per avere un altro milionario che vive nella giurisdizione è approssimativamente pari a zero. Pertanto, il suo profitto annuale sulla transazione si avvicina a 50.000 franchi svizzeri. Se un servizio che può essere sottopagato consente comunque al fornitore un profitto di circa il 100% vuol dire che quel servizio è estremamente monopolizzato e sopravvalutato. Ciò che è degno di nota non è che l'aliquota dell'imposta applicata dovrebbe diminuire in una percentuale al reddito come in questo caso particolare, ma che non sarebbe mai dovuto sembrare giusto che persone diverse debbano pagare importi estremamente diversi per gli stessi servizi governativi. Ciò è particolarmente strano in quanto coloro che usano di più i servizi del governo pagano meno e chi li usa meno paga di più. A meno che le tasse statunitensi non vengano riformate per diventare più competitive rispetto a quelle di altre giurisdizioni o non vengano più riscosse sulla base della nazionalità, le persone sveglie rinunceranno alla cittadinanza statunitense, nonostante gli ostacoli imposti dall'exit tax di Clinton, per prendere passaporti che comportano meno oneri passivi.
I governi dell'era industriale valutavano i loro servizi sulla base del successo del contribuente, piuttosto che in relazione ai costi o al valore dei servizi forniti. Lo spostamento verso una tariffazione a mercato del servizio pubblico porterà ad una più soddisfacente protezione a un prezzo di gran lunga inferiore rispetto quello imposto dagli Stati-Nazione tradizionali.
Insomma, la cittadinanza è destinata a fare la fine della cavalleria. Dal momento che la base sulla quale viene fornita la protezione viene riorganizzata ancora una volta, le razionalizzazioni e le ideologie che riflettono il sistema cambieranno inevitabilmente. Mezzo millennio fa, alla fine del medioevo, quando la fornitura di protezione per avere in cambio servizi personali ha generalmente cessato di essere una proposta remunerativa, le persone hanno risposto in modo prevedibile. Hanno abbandonato la cavalleria. Giuramenti e fedeltà personali hanno cessato di essere presi sul serio come lo erano stati nei cinque secoli precedenti. Ora la tecnologia dell'informazione promette di essere ugualmente sovversiva nei confronti della cittadinanza. Lo Stato-Nazione e le rivendicazioni del nazionalismo saranno demistificate proprio come le rivendicazioni del monopolio della chiesa sono state demistificate cinque secoli fa.
Mentre i reazionari risponderanno tentando di denigrare gli innovatori e rilanciare il sentimento nazionalista, dubitiamo che lo Stato-Nazione, megapoliticamente defunto, possa esercitare un’attrazione della lealtà sufficientemente forte per resistere alle pressioni competitive scatenate dalle tecnologie dell'informazione. La maggior parte degli individui pensanti in un mondo di governi in bancarotta preferiranno essere trattati bene come clienti dei servizi di protezione, piuttosto che essere saccheggiati come cittadini di Stati-Nazione.
I ricchi paesi dell'OCSE impongono pesanti oneri fiscali e normativi agli individui che fanno affari all'interno dei loro confini. Questi costi erano tollerabili quando gli Stati-Nazione dell'OCSE erano le uniche giurisdizioni in cui si poteva fare affari e risiedere con un ragionevole livello di comfort. Quel tempo è passato. Il premio pagato per venire tassato e regolamentato come residente degli Stati-Nazione più ricchi non ripaga più il suo costo. Sarà sempre meno tollerabile, con l'intensificarsi della concorrenza tra le giurisdizioni. Quelli con la capacità di guadagno e il capitale per affrontare le sfide competitive dell'Età dell'Informazione saranno in grado di localizzarsi ovunque e fare affari ovunque. Con la possibilità di scelta del domicilio, solo i più patriottici o stupidi continueranno a risiedere in paesi ad alta tassazione. Per questo motivo, è prevedibile che uno o più Stati-Nazione si impegneranno in azioni segrete per sovvertire il fascino della trans-territorialità. Gli spostamenti potrebbero però essere efficacemente scoraggiati da una guerra biologica, come lo scoppio di un'epidemia mortale. Questo potrebbe non solo scoraggiare il desiderio di viaggiare, potrebbe anche dare alle giurisdizioni di tutto il mondo una scusa per sigillare i loro confini e limitare l'immigrazione.
A meno che non ci sia un sorprendente (e quasi miracoloso) cambiamento nelle politiche, l’investitore o imprenditore di successo dell'Età dell'Informazione pagherà una penale a vita di decine di milioni, centinaia di milioni o addirittura miliardi di dollari per risiedere nei paesi con politiche fiscali come quelli che hanno goduto dei più alti standard di vita durante il XX Secolo.
In assenza di un cambiamento radicale, la pena sarà più alta per gli americani. Gli Stati Uniti sono una delle sole tre giurisdizioni del pianeta che impongono tasse basate sulla nazionalità piuttosto che sulla residenza. Gli altri due sono le Filippine, ex colonia degli Stati Uniti, e l'Eritrea, uno dei cui leader in esilio cadde sotto l'incantesimo dell'IRS durante la sua lunga ribellione contro il dominio etiope. L'Eritrea ora impone una tassa sulla nazionalità del 3%. Sebbene questa sia una pallida imitazione dei tassi statunitensi, anche quell'onere rende la cittadinanza eritrea una passività nell'Età dell'Informazione. La legge attuale rende la cittadinanza statunitense una passività anche maggiore. L'IRS è diventata una delle principali esportazioni americane; più di qualsiasi altro paese, gli Stati Uniti raggiungono gli angoli della terra per estrarre reddito dai propri cittadini.
Se un aereo di linea 747 pieno di investitori provenienti da ogni giurisdizione sulla terra atterrasse in un nuovo paese indipendente, e ogni investitore rischiasse $ 1.000 in una start-up nella nuova economia, l'americano dovrebbe affrontare una tassa molto più alta di chiunque altro sui suoi eventuali guadagni. Una speciale tassazione penale degli investimenti esteri, esemplificata dalla tassazione PFIC, più la tassa sulla nazionalità statunitense, può comportare passività fiscali del 200% o più, sulle attività a lungo termine detenute al di fuori degli Stati Uniti. Un americano di successo potrebbe ridurre il suo onere fiscale totale a vita come cittadino di una delle altre 280 giurisdizioni del globo. Gli Stati Uniti hanno il sistema fiscale più predatorio del mondo.
Gli americani che vivono negli Stati Uniti o all'estero sono trattati più come beni statali e meno come clienti rispetto ai cittadini di qualsiasi altro paese. Il regime fiscale americano è quindi meno compatibile con il successo nell'Età dell'Informazione rispetto a quelli degli stati sociali ad alta tassazione della Scandinavia. I cittadini danesi o svedesi incontreranno pochi ostacoli legali nel realizzare la loro crescente autonomia tecnologica come individui. Se desiderano negoziare le proprie aliquote fiscali, sono liberi di scegliere di pagare le tasse in Svizzera con trattativa privata, oppure trasferirsi alle Bermuda e non pagare alcuna imposta sul reddito. Uno svedese o un danese che desiderasse pagare tasse elevate perché crede che lo Stato sociale scandinavo vale quello che costa, in realtà sta già facendo una scelta. Può scegliere di essere tassato in qualsiasi altra giurisdizione del mondo civile o incivile. Per cambiare la sua aliquota fiscale, ha solo bisogno di muoversi. La tecnologia rende una tale scelta più facile adesso. Eppure questa opzione è negata agli americani!
Possedere un passaporto statunitense è destinato a diventare un grave inconveniente per realizzare l’opportunità di autonomia individuale resa possibile dalla rivoluzione dell'informazione. Nascere americano durante il periodo industriale è stato un caso fortunato. Ma già nelle prime fasi dell'Età dell'Informazione, è diventata una passività multimilionaria.
Per vedere quanto sia grande tale passività, considera questo confronto. Ipotizziamo realisticamente che un neozelandese, con lo stesso reddito ante imposte pari alla media dell'1% più ricco dei contribuenti americani, paghi talmente meno tasse (rispetto ad un cittadino statunitense) che la sola somma dei suoi risparmi fiscali lo renderebbe più ricco di quanto un americano potrebbe mai essere. Alla fine della sua vita, il neozelandese avrebbe 73 milioni di dollari in più da lasciare ai suoi figli o nipoti. E la Nuova Zelanda non è nemmeno un paradiso fiscale. Più di quaranta altre giurisdizioni impongono una tassazione sul reddito e sul capitale inferiore rispetto alla Nuova Zelanda. Se la nostra argomentazione è giusta, è probabile che il numero di giurisdizioni a bassa tassazione potranno aumentare piuttosto che diminuire in futuro. Tutti loro forniranno un vantaggio rispetto agli Stati Uniti; vantaggio che vale decine di milioni, se non centinaia di milioni, nel corso di una vita. A meno che la tassazione degli Stati Uniti venga riformata per diventare più competitiva rispetto quella di altre giurisdizioni, e non più imposta sulla base della nazionalità, le persone attive rinunceranno alla cittadinanza statunitense, nonostante gli ostacoli imposti dall'exit tax di Clinton.
Le condizioni competitive dell'Età dell'Informazione renderanno possibile guadagnare alti redditi quasi ovunque. In effetti, i monopoli territoriali che gli Stati-Nazione hanno sfruttato per imporre tasse altissime saranno spezzati dalla tecnologia. Stanno già crollando. Man mano che si erodono ulteriormente, le pressioni competitive saranno destinate a guidare i più intraprendenti e capaci a fuggire dai paesi che tassano troppo. Da buon ex economista l'editore Norman Macrae ha affermato che tali paesi "saranno abitati in modo residuale, principalmente da persone imbambolate”.
"[Entro] l'anno 2012, le spese previste per i diritti e gli interessi sul debito nazionale consumeranno tutte le entrate fiscali raccolte dal governo federale. ... Non rimarrà un centesimo per l'istruzione, i programmi per bambini, le autostrade, la difesa nazionale o qualsiasi altro programma discrezionale.” COMMISSIONE BIPARTISAN STATUNITENSE SUL DIRITTO E LA RIFORMA FISCALE
La fuga dei ricchi dagli stati assistenziali avanzati avverrà proprio nel momento demograficamente sbagliato. All'inizio del XXI secolo, le grandi popolazioni che invecchiano in Europa e Nord America si troveranno con risparmi insufficienti per far fronte a spese mediche e per finanziare la loro pensione. Ad esempio, il 65% degli americani non ha alcun risparmio per la pensione. Nessuno. E anche quelli che risparmiano, mettono poco da parte. L'americano medio raggiungerà i sessantacinque anni affrontando spese mediche previste di più di 200.000 dollari prima della morte e con un patrimonio netto inferiore a 75.000 dollari. Anche quei pochi con pensioni private è improbabile che staranno bene. La pensione media costituisce solo il 20% del reddito pre-pensionamento. La maggior parte dei beni del tipico pensionato non sono ricchezza reale ma "capitale trascendentale", ovvero il valore atteso dei pagamenti di redistribuzione. La maggior parte delle persone sono state condizionate a fare affidamento su questi pagamenti di redistribuzione per colmare il divario con le loro risorse private. Il trucco è che è improbabile che saranno aperti al cambiamento; i sistemi di pagamento a consumo non avranno il flusso di cassa o le risorse per attecchire su di loro. Uno studio condotto da Neil Howe ha mostrato che anche se i redditi ante imposte negli Stati Uniti dovessero crescere più velocemente di quanto non abbiano fatto negli ultimi vent'anni, i redditi medi, al netto delle imposte, dovrebbero diminuire del 59% entro il 2040 per finanziare la Social Security e i programmi medici governativi ai livelli attuali.
Questo non è un problema che può essere evitato: lo stato sociale rischia l'insolvenza. La sua situazione finanziaria è ancora più grave in Europa che in Nord America. L'Italia è forse il caso peggiore, seguita da vicino dalla Svezia e da altri stati sociali nordici che stabiliscono lo standard per i termini generosi nei programmi di sostegno al reddito. Il Financial Times stima che se “includessimo il valore attuale delle pensioni dello Stato italiano, il debito del settore pubblico del paese salirebbe a oltre il 200% del PIL"
L'indebitamento a tali livelli è matematicamente senza speranza. Uno studio completo sull'indebitamento commerciale delle società della Borsa di Toronto intrapreso alcuni anni fa ha dimostrato che pochissime aziende sopravvivono a rapporti di indebitamento così estremi come quelli che devono affrontare i principali stati sociali odierni. In parole povere, sono al verde. Quando questa realtà verrà affrontata, a malincuore ma inevitabilmente, saranno cancellati letteralmente trilioni di obbligazioni di titoli non finanziabili.
Questa è la logica della cyber-economy. Un possibile intoppo potrebbe essere la semplice inerzia, l'istinto di nidificazione che rende gli umani riluttanti a cambiare paese. Se altri intoppi i saranno, saranno dovuti alla cultura atavica dell’uomo. La logica economica del dispiegamento di risorse nel cyber-spazio potrebbe essere in contrasto con il biologico sospetto degli estranei. I bambini di ogni cultura mostrano avversione per gli estranei. Gli oppositori della commercializzazione della sovranità faranno del loro meglio per infiammare i dubbi sulla nuova cultura globale dell'Età dell'Informazione e la scomparsa dello Stato-Nazione che essa implica. Un altro possibile intoppo derivante dall'epigenesi, o dai fattori motivazionali geneticamente influenzati, è la prospettiva che i "perdenti e lasciati indietro" rispondano agli sviluppi che minano lo Stato-Nazione con la furia che i cacciatori-raccoglitori mettevano in campo per proteggere le loro famiglie. In un ambiente in cui individui disorientati e alienati avranno un maggiore potere di disgregare e distruggere, l’aggressione verso l’economia informatica potrebbe rivelarsi violenta e molto pericolosa.
"Storicamente la violenza collettiva è fuoriuscita dai processi politici centrali dei paesi occidentali. Le persone che cercano di impadronirsi, mantenere o riallineare le leve del potere hanno continuamente coinvolto la violenza collettiva come parte delle loro lotte. Gli oppressi hanno colpito nel nome della giustizia, i privilegiati in nome dell'ordine. Grandi mutamenti nelle disposizioni del potere hanno normalmente prodotto - e spesso sono dipese da – eccezionali momenti di violenza collettiva». CHARLES TILLY
Ci sono almeno due teorie distinte su ciò che fa esplodere la violenza in condizioni di cambiamento. Lo storico Charles Tilly riassume così la teoria: "[L]o stimolo alla violenza collettiva deriva in gran parte dalle ansie che le persone provano una volta che le istituzioni crollano. Se la miseria o il pericolo aggravano l'ansia, racconta la storia, la reazione diventa tanto più violenta."
Dal punto di vista di Tilly, tuttavia, la violenza non è tanto un prodotto dell'ansia, quanto un tentativo molto più razionale di costringere le autorità a prendersi le loro responsabilità motivati da un "senso di giustizia negato". Secondo l’interpretazione di Tilly, "grandi cambiamenti strutturali" tendono a stimolare la violenza collettiva di natura "politica". “Invece di costituire una netta rottura con la 'normale' vita politica, inoltre, le lotte violente tendono ad accompagnare, integrare ed estendere i tentativi pacifici da parte delle stesse persone di raggiungere i loro obiettivi. Appartengono allo stesso mondo della contestazione nonviolenta."
Indipendentemente da quale sia la teoria corretta riguardo la violenza, la prospettiva di pace sociale durante la Grande Trasformazione sembra essere impossibile. Il crollo dello Stato-Nazione conta sicuramente come un cospicuo esempio di "istituzione consolidata che cade a pezzi". Pertanto, è probabile che le ansie siano in piena fioritura, così come l'ispirazione politica per la violenza. Ciò potrebbe essere particolarmente vero nei più importanti stati sociali, dove le popolazioni sono abituate alla relativa parità di reddito. Dato che le persone che vivranno nelle prime fasi dell'economia dell'informazione saranno maturate e cresciute durante il periodo industriale, quando le autorità politiche avevano la capacità di rispondere alle lamentele con benefici materiali, è ragionevole aspettarsi che i "lasciati indietro" continueranno a chiedere benefici materiali. Probabilmente seguirà un lento e doloroso addestramento nella realtà della cyber-economy prima che le popolazioni dell'OCSE apriranno gli occhi e capiranno il significato di poter costringere una redistribuzione del reddito su larga scala. In entrambi i casi, se la violenza nasce da "ansia" o come uno sforzo più calcolato per sfruttare i benefici della costrizione sistematica, le condizioni ne sembrano rendere probabile un’escalation.
Il crollo della redistribuzione forzata del reddito è destinato a sconvolgere coloro che si aspettano ricevere i trilioni dei programmi di ridistribuzione. Per lo più, questi saranno "i perdenti o lasciati indietro", persone senza le competenze per competere nei mercati globali. Come i pensionati dell'ex Unione Sovietica che costituivano il nucleo dei comunisti a sostegno di Zuganov, i pensionati delusi degli stati sociali morenti formeranno un collegio elettorale reazionario desideroso di impedire la privatizzazione della sovranità degli Stati-Nazione, privando così lo stato della sua licenza di rubare. Quando si renderanno conto che i governi da loro precedentemente controllati staranno perdendo la loro sovranità sulle risorse e la capacità di costringere la requisizione del reddito su larga scala, diventeranno irremovibili come i funzionari francesi nel combattere l'aritmetica.
Ricorderete la violenta reazione che accolse le proposte, abbastanza modeste, del primo ministro Alain Juppe per ridimensionare le prestazioni pensionistiche demograficamente insostenibili dei lavoratori statali ed economizzare le operazioni del sistema ferroviario nazionale. Simbolo dell'assurdità dell'Etat Providence, come i francesi chiamano il loro sistema di assistenza sociale, è la norma che consente agli "ingegneri dei treni TGV computerizzati ad alta velocità di andare in pensione a cinquant'anni, proprio come i loro predecessori che faticavano sulla locomotiva a carbone" Una reazione turbolenta ai tagli ai benefici insostenibili è una concreta possibilità in qualunque paese OCSE. E anche dove le popolazioni risponderanno con meno rabbia, ci si può aspettare che i perdenti faranno tutto ciò che è in loro potere per prevenire l'erosione della capacità costrittiva dello stato.
Ciò porterà ad alcuni colpi di scena sorprendenti. Negli Stati Uniti, ad esempio, il sentimento nativista è stato storicamente tinto da più che una leggera sfumatura di razzismo. Questa è una tradizione iniziata con i "berretti bianchi" del XIX Secolo e dal Ku Klux Klan. Eppure i neri, come gruppo, sono i maggiori beneficiari dei trasferimenti di reddito e altri frutti della costrizione politica. Sono anche sproporzionatamente rappresentati nell'esercito degli Stati Uniti. Pertanto, è probabile che emergano, insieme agli operai bianchi, come tra i più ferventi partigiani del nazionalismo americano.
Politici disposti a soddisfare le insicurezze di coloro i cui talenti relativi sono distribuiti ben al di sotto nello schema della rapa di Ammon, verranno rumorosamente alla ribalta in quasi tutti i paesi. Da Slobodan Milosevic in Serbia a Pat Buchanan negli Stati Uniti a Winston Peters in Nuova Zelanda, a Necmettin Erbakan del partito turco fondamentalista Islamic Welfare, i demagoghi inveiranno contro la globalizzazione dei mercati, l'immigrazione e la libertà di investimento.
Particolare animo sarà rivolto verso i ricchi e gli immigrati da coloro che immaginano di essere "le vittime dell'economia globale". Nelle parole di Andrew Heal, "disprezzeranno l'arrivo di immigrati il cui principale criterio di ingresso sembra essere o la loro ricchezza o la loro povertà, e che, secondo una logica speciosa, li rende un fardello per il benessere."
La prospettiva della scomparsa dello Stato-Nazione all'inizio del nuovo millennio sembra programmata per provocare il massimo sconvolgimento nella vita delle persone suggestionabili. Questo porterà ad un malessere diffuso. Alcuni (pochi) osservatori hanno riconosciuto un modello di reazione che è comune tra coloro che si sentono esclusi dalla prospettiva di un mondo senza confini. Man mano che il raggruppamento nazionale più ampio e inclusivo inizia a disgregarsi, con la mobile "élite dell'informazione" che globalizza i propri affari, i "perdenti e i lasciati indietro " ripiegheranno sull'appartenenza a un sottogruppo etnico, una tribù, una banda, una minoranza religiosa o linguistica. In parte, questa è una reazione pratica e pragmatica al crollo dei servizi, tra cui la legge e l'ordine, precedentemente forniti dallo stato. Per persone con poche risorse commerciabili, spesso risulterà difficile acquistare l'accesso ad alternative di mercato dei servizi pubblici ormai falliti.
La trasformazione di ciò che prima era considerato un bene pubblico, come ad esempio l'istruzione, la fornitura di acqua pulita e la polizia di quartiere, in bene privato sarà più facile da gestire per coloro che hanno più possibilità di acquistare servizi nel libero mercato. Per chi ha meno possibilità, tuttavia, l'alternativa più pratica è spesso dipendere da parenti o unirsi a un gruppo di mutuo soccorso organizzato secondo linee etniche, come la vecchia etnia cinese "hokkien" del sud-est asiatico, o attraverso una congregazione religiosa. In quelle parti del mondo in cui sono attive religioni socialmente propositive che fanno proselitismo, parte della popolarità dei loro programmi dipende dal fatto che tendono a rifarsi ai meccanismi premoderni per fornire assistenza sociale e beni pubblici. Ad esempio, i gruppi di vigilantes a guida musulmana hanno svolto un ruolo di primo piano nella lotta alle bande violente a Città del Capo, Sud Africa. Ma tanto più una organizzazione è pratica e pragmatica (ma anche etnica e religiosa), tanto più sarà coinvolta nella risposta reazionaria all'appassimento dello stato. Sembra esserci anche una forte componente psicologica nella reazione contro la globalizzazione.
L'argomento non è dissimile dalla spiegazione psicologica per l'attrattiva del fascismo spiegata da Erich Fromm nella sua famosa opera “Fear of Freedom”, pubblicata per la prima volta nel 1942. Secondo Fromm, la mobilità sociale introdotta dal capitalismo aveva distrutto le identità solide della vita tradizionale del villaggio. Il figlio di un contadino non sapeva più che sarebbe diventato inevitabilmente un agricoltore, o che sarebbe stato destinato a vivere arrancando e coltivando lo stesso terreno povero che suo padre coltivava. Ora aveva un'ampia gamma occupazionale. Poteva diventare un maestro di scuola, un commerciante, un soldato; studiare medicina o prendere il mare. Anche come agricoltore, sarebbe potuto emigrare negli Stati Uniti, in Canada o in Argentina e vivere lontano dalla patria dei suoi antenati. Questa libertà che il capitalismo ha fornito alle persone "per creare la propria identità" si è rivelata spaventosa per coloro che non erano preparati a farne un uso creativo.
Come ha detto Billig, desideravano ardentemente "la sicurezza di una solida identità", ed erano "attirati verso la semplicità del nazionalismo e la propaganda fascista”. Allo stesso modo in cui Billig scrive del crepuscolo dell'era industriale, "C'è una psicologia globale, che colpisce la nazione dall'alto, avvizzendo le lealtà con il libero gioco delle identità. E poi, c'è la calda psicologia della casta o della tribù, che colpisce il ventre molle dello Stato con uno sforzo fortemente intollerante e con ferocia emotiva."
Andrew Heal vede lo stesso fenomeno da un'altra prospettiva. Ne identifica due grandi "tendenze politiche ed economiche globali... La prima tendenza è la crescita dell’economia globale. . . Il secondo è l'ascesa del sentimento nazionalista, etnico e regionalista, che si tratti di maori, scozzesi, gallesi o di fazioni anti-immigrati, che mentre i loro i governi li spingono verso nuovi orizzonti senza confini, si ritirano sempre più forte verso la direzione opposta." Comunque si scelga di guardarli, che siano tendenze o temi psicologici, è chiaro che un forte sentimento reazionario a favore del nazionalismo e contro la caduta delle frontiere e la crescente importanza dei mercati sta raccogliendo adesioni in tutto il mondo.
Nel suo crepuscolo, incapace di mantenere le promesse avendo le tasche vuote, lo stato sociale ha ritenuto opportuno alimentare nuovi miti di discriminazione. Furono designate molte categorie di persone ufficialmente "oppresse", soprattutto in Nord America. Individui in gruppi con status designato come "vittime" sono stati convinti che non erano responsabili delle carenze della loro vita. Piuttosto, si diceva, che la colpa fosse dei maschi bianchi di discendenza europea, e della struttura di potere oppressiva presumibilmente truccata a svantaggio dei gruppi esclusi. Essere neri, donne, omosessuali, latini, francofoni, disabili, ecc. significava avere diritto a ricevere una ricompensa per le passate repressioni e discriminazioni. Se si deve credere all'argomentazione di Lasch, lo scopo di accrescere il senso di vittimizzazione avrebbe dovuto minare le nazioni, rendendo le cose più facili per la nuova, libera, élite dell'informazione nell’atto di sottrarsi agli impegni e ai doveri della cittadinanza.
Non siamo completamente convinti che l'élite culturale, specialmente quella che ciarla nei mass media, sia abbastanza astuta da ragionare su un tale argomento. Sarebbe quasi rassicurante sentirlo. Vediamo la crescita della vittimizzazione principalmente come un tentativo di comprare la pace sociale, non solo ampliando l'appartenenza alla meritocrazia come sostiene Lasch, ma anche ricostituendo le ragioni per la redistribuzione del reddito. Il nuovo sport del vittimismo è emerso nella sua forma più esagerata in Nord America a causa della maggiore penetrazione della tecnologia dell'informazione. Sospettiamo, tuttavia, che i nuovi miti della discriminazione saranno comuni, in un modo o nell'altro, in tutte le società industriali ormai marcescenti. Gli stati sociali multietnici in Nord America erano semplicemente più vulnerabili alla tentazione di imporre ai privati i costi della ridistribuzione del reddito. Sono stati in grado di farlo, mentre infiammavano un senso di risentimento e voglia di sussidi, incolpando la struttura della società nel suo insieme, e gli uomini bianchi in generale, per le carenze economiche di varie sottoculture all'interno della società stessa.
Ancor prima che la tecnologia dell'informazione iniziasse a minacciare la "distruzione creativa" dell'economia industriale, aveva chiaramente reso antiquato gran parte del caro mito dei marxisti e socialisti. Abbiamo esaminato la megapolitica dell'innovazione in un capitolo precedente. Il punto che abbiamo sottolineato è stata l’importanza di porre l'impatto sociale della Rivoluzione dell'Informazione in prospettiva. La precedente rivoluzione tecnologica aveva fatto accettare come una regola economica ovvia il fatto che una tecnologia serva a far aumentare le opportunità lavorative, ma non è necessario sia così. È possibile che i guadagni si concentrino nelle mani di una prospera minoranza.
Questo è davvero quello che è successo durante i primi due secoli circa del periodo moderno. Dal tempo della rivoluzione della polvere da sparo (intorno al 1500) fino al 1700, i redditi reali del 60-80% della parte più povera della popolazione, nella maggior parte dell'Europa occidentale, sono diminuiti del 50% o più. In molti luoghi, il reddito reale continuò a diminuire fino al 1750, e non è tornato ai livelli del 1500 fino al 1850.
A differenza dell'esperienza degli ultimi 250 anni, la maggior parte del reddito, durante la prima metà del periodo moderno, un periodo di drammatica espansione delle economie dell'Europa occidentale, era concentrato in una piccola minoranza. L'innovazione delle tecnologie dell'informazione è ben diversa dall'innovazione delle tecnologie industriali che il mondo ha visto negli ultimi secoli. La differenza sta nel fatto che le innovazioni tecnologiche attuali, creando meno necessità di manodopera, tendono a creare compiti per persone qualificate e tendono a ridurre le economie di scala. Esattamente l'opposto di quanto accaduto dal 1750.
La rivoluzione industriale ha aperto opportunità di lavoro per le persone non qualificate e ha fatto aumentare le economie di scala delle imprese. Questo non solo ha aumentato i guadagni dei poveri (senza alcuno sforzo da parte loro), ma ha fatto anche aumentare il potere dei sistemi politici, rendendoli più capaci di resistere ai disordini. Coloro che sono stati sconvolti dalla meccanizzazione e l'automazione nelle prime fasi della rivoluzione industriale erano abili artigiani e garzoni, piuttosto che lavoratori non qualificati. Questo fu certamente vero nell'industria tessile, la prima ad impiegare la meccanizzazione e la potenza degli strumenti su larga scala, e che provocò una violenta reazione da parte dei luddisti, che distrussero le macchine tessili e assassinarono i proprietari di fabbriche durante nei primi anni del XIX Secolo. D'altra parte, i seguaci di Captain Swing, il mitico leader della ribellione del 1830 nel sud-est dell'Inghilterra, erano lavoratori a giornata. Le loro richieste includevano: imporre un prelievo ai ricchi locali per fornire loro denaro o birra, imporre un aumento salariale a favore dei lavoratori a giornata, e "distruggere, o chiedere la distruzione di nuove macchine agricole, in particolare trebbiatrici" che avevano ridotto la richiesta di agricoltori a giornata.
Contrariamente alle chiacchiere romantiche dei marxisti e di altri che si sono trasformati in violenti oppositori della tecnologia, essi erano un gruppo di criminali e violenti che si sono opposti, per motivi puramente egoistici, all'introduzione della tecnologia che ha innalzato il tenore di vita in tutto il mondo. Anche se i violenti seguaci di Ned Ludd e Captain Swing hanno messo in pericolo l’ordine pubblico in Inghilterra per molti mesi, una volta soppressi dall'autorità centrale i loro movimenti sono spariti nel nulla. Era improbabile che la maggioranza povera e non qualificata fosse attratta a lungo da una causa che prometteva di distruggere i macchinari che offrivano loro lavoro e aumentava anche il loro standard di vita, abbassando il costo dei prodotti di cui avevano bisogno, come vestiti e pane caldo.
Nel corso del tempo, l'automazione industriale e agricola è stata positiva per i non abbienti perché ha creato opportunità di guadagno per loro e ha abbassato il loro costo della vita. I nuovi strumenti consentivano a chi non aveva competenze di produrre beni di qualità pari a quelli realizzati da persone di elevate competenze. Un genio e uno stupido sulla catena di montaggio producevano entrambi lo stesso prodotto e guadagnavano lo stesso salario. Negli ultimi due secoli, l'automazione industriale ha notevolmente aumentato i salari per i lavoratori non qualificati, soprattutto in quella piccola parte del mondo dove le condizioni hanno consentito il fiorire del capitalismo. La grande scala dell'impresa industriale avanzata non solo ha premiato il lavoro non qualificato con salari senza precedenti, ha anche facilitato la ridistribuzione del reddito.
Lo stato sociale è sorto come logica conseguenza della tecnologia dell’industrialismo. A causa della loro vasta scala e degli elevati costi di capitale, i datori di lavoro delle principali industrie erano obiettivi facili da tassare. E si poteva fare affidamento su di loro per tenere i registri e poter imporre il pignoramento dei salari rendendo l'imposta sul reddito tecnologicamente fattibile, a differenza del passato, dove le economie e la produttività erano molto più decentralizzate. L’effetto netto della crescita delle economie di scala promosse dall'innovazione industriale è stato ciò che rese i governi più ricchi e più capaci di mantenere l'ordine.
A nostro giudizio, oggi accade il contrario. La tecnologia dell'informazione sta aumentando le opportunità di guadagno per le istituzioni qualificate e sta minando quelle che operano su larga scala, compreso lo Stato-Nazione.
Ciò indica un'altra ironia dell'Età dell'Informazione, vale a dire lo schizoide e fondamentalmente ostruzionista atteggiamento dei critici del libero mercato verso l'ascesa e la caduta dei lavori industriali. Nelle prime fasi dell'industrialismo, erano sconvolti dal presunto male dei lavori industriali, che attiravano i contadini senza terra lontano dal "mondo perduto." A sentire i critici, l'avvento dei lavori in fabbrica è stato un male senza precedenti e ha favorito lo "sfruttamento" della classe operaia. Ma ora sembra che l'unica cosa peggiore dell’avvento dei lavori in fabbrica sia la loro scomparsa. I pronipoti di quelli che si lamentavano dell'introduzione di posti di lavoro in fabbrica ora si lamentano della carenza di lavori in fabbrica che offrono una retribuzione elevata per lavori poco qualificati.
L'unico filo conduttore che attraversa queste lamentele è una ferma resistenza all'innovazione tecnologica e al cambiamento del mercato. Nelle prime fasi del sistema di fabbrica, questa resistenza ha portato alla violenza. Potrebbe accadere di nuovo.
E non perché i capitalisti stiano "sfruttando i lavoratori". L'avvento del computer come tecnologia paradigmatica ha rivelato l'assurdità di tale affermazione. Poteva essere quasi credibile, per le persone superficiali, supporre che un lavoratore automobilistico, a malapena istruito, fosse in qualche modo stato "sfruttato" nella produzione di un'automobile dai proprietari che hanno concepito e finanziato le imprese che gli davano lavoro. Il ruolo cruciale del capitale intellettuale nella produzione e commercializzazione di prodotti tangibili era meno evidente di quanto lo sia l'output nell'Età dell'Informazione, che comporta chiaramente un lavoro mentale. Quindi, è molto meno plausibile dire che gli imprenditori stanno, in qualche modo, derubando il valore dei prodotti informatici creati dai lavoratori. Dove il valore è stato chiaramente creato attraverso il lavoro mentale, come nella produzione di software di consumo, è a dir poco assurdo supporre che questo sia il prodotto di qualcun altro invece che delle persone esperte che l'hanno concepito. Infatti, lungi dal dare per scontato che i lavoratori hanno creato tutto il valore, come hanno fatto marxisti e socialisti per la maggior parte del XIX e XX Secolo, l'evidente e crescente tendenza ad allontanarsi dal lavoro non qualificato ha dato origine a una preoccupazione diffusa per il problema opposto; cioè se gli operai non qualificati avevano ancora qualche contributo economico da dare.
Da qui la migrazione della logica della redistribuzione del reddito dallo “sfruttamento", che presupponeva una competenza produttiva per chi ha redditi bassi, alla "discriminazione", che invece non lo presuppone. La "discriminazione", infatti, è stata giustificata dall'incapacità di coloro che hanno scarse competenze nello svilupparne di più valide. Si diceva anche che questa discriminazione giustificasse l'imposizione di assumere personale non ottimale per gli standard richiesti per dare "opportunità" o, più precisamente, ridistribuire il reddito, ai gruppi di persone più svantaggiati. Negli Stati Uniti, ad esempio, lo scrutinio, basato sulla razza, dei risultati dei test attitudinali ha permesso ai neri di superare i candidati bianchi e asiatici pur registrando punteggi inferiori. Attraverso questo metodo i governi hanno obbligato i datori di lavoro ad assumere più neri e altri gruppi ufficialmente "vittimizzati" a un livello più alto di retribuzione di quanto sarebbe stato altrimenti. Chiunque non si è conformato ha affrontato costose azioni giudiziarie, comprese azioni legali che comportano ingenti danni punitivi.
Lo scopo di designare delle vittime non era quello di incubare illusioni paranoiche di persecuzione tra importanti sottogruppi della società industriale, o per sovvenzionare la diffusione di valori sballati. Era per alleviare lo stato di bancarotta dei sistemi di redistribuzione del reddito. Inculcare manie di persecuzione è stato solo uno sfortunato effetto collaterale.
Ironia della sorte, l'ondata di preoccupazione per la "discriminazione" ha coinciso con le prime fasi di una rivoluzione tecnologica che è destinata a rendere l'arbitraria discriminazione attuale un problema meno importante di quanto non sia mai stato prima. Nessuno su Internet sa o si preoccupa se l'autore di un nuovo programma software è nero, bianco, maschio, donna, omosessuale o vegetariano.
Mentre la realtà della discriminazione è destinata ad essere meno opprimente in futuro, ciò non allevierà necessariamente la pressione sociale delle "riparazioni" per compensare vari torti reali o immaginari. Ogni società, quali che siano le sue circostanze oggettive, dà origine a una o più ragioni per la redistribuzione del reddito. Vanno dal sottile all’assurdo, dall'ingiunzione biblica di amare il prossimo come sé stessi, alle invocazioni di magia nera. Stregoneria e malocchio sono l'altra faccia del sentimento religioso, l'equivalente spirituale dell'Agenzia delle Entrate o dell'IRS. Quando le persone non possono essere invitate con l'amore a sovvenzionare i poveri, i poveri stessi cercheranno di essere sovvenzionati tramite la paura. A volte questo assume la forma di una vera e propria aggressione, un coltello alla gola, una pistola alla testa. Altre volte, la minaccia è mascherata o immaginaria. Non è un caso che la maggior parte delle "streghe" della prima età moderna erano vedove o nubili con poche risorse. Terrorizzavano i loro vicini con maledizioni che non di rado li portavano a donar loro denaro. Non è affatto ovvio che coloro che lo hanno fatto siano stati solo superstiziosi. L'intento malevolo del malocchio non era una superstizione ma un dato di fatto.
Anche una donna povera potrebbe rubare il bestiame o dare fuoco alla casa di qualcuno. In tal senso, i processi per stregoneria della prima età moderna non erano del tutto assurdi come possono sembrare. Sebbene le punizioni fossero crudeli, e senza dubbio molti innocenti soffrissero di allucinazioni sotto l'influenza della segale cornuta, le persecuzioni delle streghe possono essere intese come un modo indiretto di perseguire l'estorsione.
Ci aspettiamo un ritorno dell'estorsione motivato dal desiderio di condividere i frutti del successo di altri mentre si sviluppa l'Età dell'Informazione. Gruppi che si sentono feriti per la discriminazione ricevuta nel passato è improbabile che abbandonino rapidamente il proprio status di vittime semplicemente perché le loro rivendicazioni sulla società diventano meno giustificate o più difficili da far rispettare. Continueranno a insistere nelle loro rivendicazioni fino a quando la realtà non renderà evidente anche a loro che non sarà più possibile essere sovvenzionati.
Lo dimostra la crescita del comportamento sociopatico tra afroamericani e afrocanadesi. Si dice che c'è poco equilibrio tra la rabbia sociale dei neri ed una valutazione realistica della misura in cui i problemi dei neri sono conseguenze auto-inflitte di un comportamento antisociale. La rabbia dei neri è aumentata di pari passo con uno stile di vita più disfunzionale. Le nascite fuori dal matrimonio sono aumentate vertiginosamente. Il livello di istruzione è diminuito. Percentuali crescenti di giovani neri sono implicati in attività criminali, al punto che ora ci sono più neri nei penitenziari che nei college.
Questi risultati perversi possono aver avuto l'effetto temporaneo di aumentare il flusso di risorse verso le comunità svantaggiate durante il crepuscolo dell'industrialismo, aumentando la minaccia di rivolta contro la società nel suo insieme. Ma l'effetto potrebbe essere solo temporaneo. Eliminando l'impatto benefico della concorrenza sui meno abbienti che provano a migliorare il proprio status sociale conformandosi alle norme produttive, lo stato sociale ha contribuito a creare legioni di persone disfunzionali, paranoiche e poco acculturate, l'equivalente sociale di una polveriera. La morte dello Stato-Nazione e la scomparsa della redistribuzione del reddito su larga scala condurranno senza dubbio alcuni tra i più psicopatici di queste anime infelici a colpire chiunque appaia più ricco di loro. Pertanto, è ragionevole supporre che la pace sociale sarà in pericolo durante l'Età dell'Informazione, soprattutto in Nord America e nelle enclave multietniche dell'Europa occidentale.
"Non deporremo mai le armi [finché] la Camera dei Comuni non approverà una legge per sopprimere tutti i macchinari dannosi per la comunanza e l'abrogazione delle impiccagioni comminate ai distruttori. Ma noi, noi chiediamo nulla più di quello che la lotta comunque realizzerà” FIRMATO DAL GENERALE DELL'ESERCITO DEI RIPARATORI, NED LUDD CLERK
Data l'esperienza passata di ribellione anti-tecnologica all'inizio del XIX Secolo e la lunga tradizione di violenza collettiva sia in Europa che in Nord America, nessuno dovrebbe essere sorpreso di vedere un attacco neo-luddista alla tecnologia dell'informazione e a quelli che la usano. I luddisti, citati in precedenza, erano lavoratori concentrati nel West Yorkshire, in Inghilterra, che hanno lanciato una campagna terroristica contro le macchine per il raccolto automatizzato e contri i proprietari delle fabbriche che le adottarono nel 1811-12. Con i volti anneriti, i luddisti infuriarono nel West Yorkshire, bruciando fabbriche e assassinandone i proprietari che avevano osato adottare la nuova tecnologia. I più violenti erano i "tagliatori", artigiani altamente qualificati il cui lavoro nel maneggiare gigantesche forbici che pesavano fino a cinquanta libbre era in precedenza una parte cruciale della produzione di lana e stoffa. Ma il lavoro di rifinitura eseguito dai tagliatori, "alzando il pelo con cardi e ritagliando la stoffa con le cesoie", era "troppo semplice per non essere meccanizzato", come osservava Robert Reid, autore della più completa dissertazione della rivolta luddista, “Land of Lost Content: The Luddite Revolt”. Il design di una di queste troncatrici meccanizzate era stato disegnato da Leonardo da Vinci. Il progetto di Leonardo per il ritaglio automatico ha languito per secoli ma, infine, nel 1787, un dispositivo come quello di Leonardo era stato reinventato e messo in produzione in Inghilterra. Come Reid osserva, "tutte le parti costitutive della tecnologia erano note da tanto tempo che la sorpresa è che non fosse stato introdotto prima. . .. La nuova attrezzatura della rivoluzione industriale ha richiesto così poca forza e abilità che per sfruttare così tante opportunità di lavoro sono stati assunti donne e bambini piccoli, inizialmente a basso salario. Uno di questi nuovi macchinari, anche azionati da persone relativamente inesperte, poteva ora fare, in diciotto ore, quello che un abile tagliatore che usasse cesoie a mano impiegava ottantotto ore per fare."
Si noti che i lavoratori che si scagliavano contro la meccanizzazione erano piuttosto arbitrari rispetto alla loro opposizione alle nuove tecnologie. Hanno solo attaccato e combattuto quelle tecnologie che hanno sostituito i propri posti di lavoro o ridotto la domanda di manodopera qualificata. Quando un imprenditore di nome William Cooke introdusse in Occidente i macchinari per la tessitura dei tappeti nel distretto dello Yorkshire, questa cosa non scatenò alcuna violenza. Non sono stati fatti tentativi di bruciare il mulino di Cooke, o distruggere i suoi macchinari, tanto meno ucciderlo. Come spiega Robert Reid nella sua storia delle rivolte luddiste, la nuova tecnologia di Cooke non suscitò opposizione perché i tappeti erano un prodotto "in cui fino ad allora nessuno nella valle si era specializzato". Reid continua: "Poiché Cooke ha introdotto un nuovo prodotto e ha creato occupazione fondata su nessuna pratica tradizionale, il suo mulino fiorì." Questo è un esempio con importanti indicazioni per il futuro. Suggerisce che gli imprenditori dell’intelletto, nel prossimo millennio, introdurranno, inizialmente, automazioni drammatiche per il risparmio di manodopera in quelle regioni senza una tradizione di produzione di uno specifico prodotto o servizio.
Se il passato fa da guida, i più violenti terroristi dei primi decenni del nuovo millennio, non saranno poveri senzatetto ma lavoratori sfollati che prima godevano di redditi e status di classe media. Questo era certamente il caso della rivolta luddista del 1812, in cui, il grosso dei luddisti non era parte del proletariato impoverito, ma abili artigiani che erano abituati a guadagnare redditi cinque volte più alti rispetto a quelli di un lavoratore medio. Un gruppo equivalente, oggi, sarebbe probabilmente rappresentato da operai esodati. Sfortunatamente, scansionando i dati demografici della maggior parte dei paesi dell'OCSE, si trovano molte aree che potrebbero essere evidenziate come potenziali siti di reazione violenta.
Gli Stati-Nazione cercheranno di contrastare la cyber-economy e gli Individui Sovrani che sono in grado di approfittarne per accumulare ricchezza. Una furiosa reazione nazionalista spazzerà il mondo. Parte integrante di essa sarà una reazione anti-tecnologica equivalente alle ribellioni luddiste in Gran Bretagna durante la rivoluzione industriale. Questa cosa dovrebbe essere analizzata con cura, perché potrebbe essere una chiave per l'evoluzione del governo nel nuovo millennio. Una delle sfide cruciali della grande trasformazione futura sarà il mantenimento dell'ordine di fronte all’intensificarsi della violenza (o, in alternativa, riuscire a sfuggirla). Individui e aziende che saranno particolarmente associati all'avvento dell'Età dell'Informazione, compresi quelli nella Silicon Valley, e anche i fornitori di elettricità necessari per alimentare la nuova tecnologia, dovranno mantenere una diligenza speciale contro il terrorismo free-lance neo-luddista.
Purtroppo è probabile che un pazzo come Unabomber stimoli uno stuolo di imitatori man mano che la frustrazione per il calo dei redditi e il risentimento contro il successo aumentano e si spargono nella società. Sospettiamo che gran parte della violenza futura riguarderà attacchi dinamitardi. Come riportato nel New York Times, il terrorismo interno negli Stati Uniti è aumentato vertiginosamente negli anni '90. "Sono aumentati di oltre il 50% negli ultimi cinque anni e sono quasi triplicati nell'ultima decade. Il numero di esplosioni e attacchi criminali è passato da 1.103 nel 1985 a 3.163 nel 1994 .... In piccole città e quartieri periferici, così come tra le bande di strada del centro città, c'è stata una proliferazione di attentatori."
Nonostante le tasse esagerate imposte dagli Stati-Nazione come prezzo per la protezione, è improbabile che riusciranno ancora a fornirla in modo efficace negli anni a venire. La diminuzione della violenza implicata dalla nuova tecnologia dell'informazione rende la fornitura di un massiccio impianto militare molto meno utile. Ciò implica non solo una diminuzione dell'efficacia dei sistemi dell'esercito, il che significa che gli stati saranno meno in grado di proteggere effettivamente i cittadini, implica anche che l'apparente egemonia extraterritoriale degli Stati Uniti come superpotenza mondiale sarà meno efficace nel prossimo secolo di quanto fosse l'egemonia della Gran Bretagna nel XIX Secolo. Fino all'inizio della I Guerra Mondiale, il potere poteva essere efficacemente proiettato dal centro alla periferia a costi relativamente bassi. Nel XXI Secolo, le minacce che le maggiori potenze pongono alla sicurezza della vita e della proprietà diminuiranno necessariamente insieme al ricorso alla violenza. I rendimenti economici decrescenti della violenza suggeriscono che sarà improbabile che gli Stati-Nazione o gli imperi in grado di esercitare il potere militare su larga scala possano sopravvivere o nascere nell'era dell'informazione.
Man mano che diminuisce il costo fiscale per la fornitura di una difesa adeguata diventerà sempre più accettabile trattare i servizi di protezione come fossero beni privati. Dopotutto, le minacce su scala ridotta sono più facilmente affrontabili con metodi di sicurezza privati, come muri, recinzioni e perimetri allarmati per tenere lontani i piantagrane. Inoltre, un individuo ricco (o un'azienda) potrebbe essere in grado di assumere la protezione contro la maggior parte delle minacce che sorgeranno nell'Età dell'Informazione. Nelle periferie, la portata ridotta delle minacce militari farà aumentare il pericolo di anarchia o violenza competitiva all'interno del territorio. Ma ciò intensificherà anche la concorrenza tra le giurisdizioni nella fornitura di protezione a condizioni competitive. Ciò significherà l'intensificarsi di commercio tra le giurisdizioni per servizi di protezione, passaporti, servizi consolari e per la fornitura di giustizia.
A lungo termine, ovviamente, gli Individui Sovrani saranno probabilmente in grado di continuare a viaggiare con documenti non governativi, emessi come lettere di credito da agenzie private e gruppi affini. Non è azzardato supporre che un gruppo emergerà come una sorta di lega di mercanti nella repubblica del cyber-spazio, organizzata come la Lega anseatica medievale, per facilitare la negoziazione di trattati privati e contratti tra giurisdizioni nonché fornire protezione per i suoi membri. Immaginate un passaporto speciale rilasciato dalla Lega degli Individui Sovrani, che identifichi il titolare come persona sotto la tutela della Lega.
Tale documento, se diventerà realtà, sarà solo un artefatto temporaneo della transizione dallo Stato-Nazione e dall'età burocratica che esso ha favorito e fatto prosperare. Prima del periodo moderno, i passaporti non erano generalmente necessari per passare le frontiere, che, nella maggior parte dei casi, erano solo vagamente definite. A volte venivano utilizzate lettere di salvacondotto che erano normalmente emesse dalle autorità del regno verso cui si era in viaggio, piuttosto che dalla giurisdizione da cui proveniva il viaggiatore. Più importanti del passaporto erano le lettere di presentazione e di credito, che consentivano a un viaggiatore di trovare alloggio e concludere affari. Quei giorni torneranno di nuovo. In definitiva, le persone di livello potranno viaggiare senza documenti. Saranno in grado di identificarsi su base biometrica attraverso sistemi di riconoscimento vocale o scansione della retina che li identificheranno in modo univoco.
In breve, ci aspettiamo che nella prima metà del prossimo secolo il mondo sperimenterà la vera privatizzazione della sovranità. Tutto ciò favorirà determinate condizioni, condizioni che, ci si può aspettare, ridurranno il regno della costrizione ai suoi minimi termini. Gli inquisitori di oggi e i reazionari del prossimo millennio saranno sia infuriati che spaventati dalla collocazione sul mercato di attributi "sacri" del passato, come la nazionalità e il fatto che questa possa essere acquistata e venduta come un bene qualsiasi.
In questo libro sosteniamo che non sarà più necessario uno Stato-Nazione per combattere una Guerra dell'Informazione. Tali guerre potrebbero essere intraprese dai programmatori di computer che potranno schierare un gran numero di "bot" o servitori digitali. Bill Gates sarebbe già in grado di far esplodere più bombe logiche in sistemi vulnerabili a livello globale rispetto alla maggior parte degli stati nazionali. Nell'era della Guerra dell'Informazione, qualsiasi azienda di software, o anche la Chiesa di Scientology, sarebbe un antagonista più formidabile della minaccia cumulativa rappresentata dalla maggioranza degli stati con seggi alle Nazioni Unite. Questa perdita di potere da parte degli Stati-Nazione è una logica conseguenza dell'avvento della capacità computazionale avanzata a basso costo. La micro-elaborazione riduce la necessità del ricorso alla violenza e crea per la prima volta un mercato competitivo per i servizi di protezione per i quali i governi praticavano prezzi di monopolio nel periodo industriale.
Nel nuovo mondo della sovranità commercializzata le persone sceglieranno la loro giurisdizione, così come molti ora scelgono le loro compagnie assicurative o la loro religione. Le giurisdizioni che non riusciranno a fornire un'adeguata combinazione di servizi, qualunque essi siano, affronteranno il fallimento e la liquidazione, così come fanno le imprese commerciali incompetenti o le congregazioni religiose fallite. La concorrenza sarà basata quindi sulla capacità di mobilitare gli sforzi delle giurisdizioni locali per migliorare nel loro capacità di fornire servizi in modo economico ed efficace. A questo proposito, la concorrenza tra giurisdizioni nella fornitura di beni pubblici, avrà un impatto simile a quello osservato in altri settori della vita. La concorrenza di solito migliora la soddisfazione del cliente.
È importante tenere presente che la concorrenza tra giurisdizioni che abbiamo anticipato non sarà principalmente concorrenza tra organizzazioni che impiegano la violenza nello stesso territorio. Come indicato in precedenza, le organizzazioni competitive che usano la violenza tendono ad aumentare la penetrazione della violenza nella vita, riducendo le opportunità economiche. Come ha detto Lane, circa l'uso della violenza c'erano ovviamente grandi vantaggi nel riuscire ad organizzarla su larga scala quando si competeva con le imprese rivali che usavano la violenza per stabilire un monopolio territoriale.
Questo fatto è fondamentale per l’analisi economica dell'uso della violenza dal momento che entro i limiti territoriali il servizio reso può essere prodotto molto più a buon mercato da un monopolio. A dire il vero, ci sono stati tempi in cui le imprese che facevano uso di violenza facevano a gara per esigere pagamenti per la protezione quasi nello stesso territorio, ad esempio durante la Guerra dei Trent'anni in Germania. Ma una situazione del genere era ancora più antieconomica di quanto sarebbe stata la concorrenza negli stessi territori tra sistemi telefonici rivali.
See Stephen J. Duhner, 'Choosing My Religion," New York Times Magazine, March 31, 1996, p. 36f.
Il commento di Lane è importante sotto due aspetti. In primo luogo, siamo d'accordo con la sua conclusione generale che le sovranità tenderanno ad esercitare monopoli territoriali perché questo consentirà loro di offrire servizi di protezione più economici ed efficaci. Il secondo aspetto interessante della teoria di Lane è il suo confronto con il servizio telefonico monopolistico. Ovviamente, ora sappiamo che i sistemi telefonici non devono essere monopoli. Questo introduce una cautela nell'analisi. I cambiamenti nelle condizioni tecnologiche possono in qualche misura ovviare alla conclusione generale che l'anarchia entro i limiti territoriali non è praticabile. Ad esempio, se i cyber-asset crescono su larga scala in un regno che li mette fuori dalla portata della costrizione, il prezzo dei servizi di protezione può essere molto meno una questione di "domanda" e più una questione di negoziazione di mercato.
Tuttavia, ciò a cui ci riferiamo qui è qualcosa di diverso dall’anarchia generalizzata, vale a dire competizione tra giurisdizioni, ognuna delle quali gode del monopolio della violenza nel proprio territorio. Vediamo tali giurisdizioni competere per offrire il massimo valore possibile nella fornitura a basso prezzo di servizi di protezione per i loro "clienti." Certo, ci saranno senza dubbio maggiori ambiguità nella fornitura di servizi di protezione nell'Età dell'Informazione, con una fornitura privata di servizi di polizia e di difesa migliore rispetto quella che siamo stati abituati a vedere prima. Eppure la concorrenza che immaginiamo è diversa da uno scontro tra più agenzie di protezione in lotta sul territorio per fornire servizi a clienti diversi nello stesso luogo, ovvero l’anarchia.
Anche se, andando per logica, la moltiplicazione delle sovranità, con gli individui che assumeranno maggiormente il ruolo di sovrani di loro stessi (in caso riescano ad accumulare abbastanza ricchezze), implica inevitabilmente che ci sarà un aumento dell'anarchia nel mondo. I rapporti tra le sovranità sono sempre anarchici. Non c'è mai è stato un governo mondiale che regola il comportamento delle singole sovranità, sia che fossero ministati, Stati-Nazione o imperi. Come scrive Jack Hirshleifer, "[M]entre le associazioni che vanno dalle tribù primitive ai moderni Stati-Nazione sono tutte governate internamente da qualche forma di legge, le loro relazioni esterne reciproche rimangono principalmente anarchiche." Quando ci sono più entità sovrane nel mondo, inevitabilmente i rapporti tra loro sono su base anarchica.
È importante notare che l'anarchia, o la mancanza di un potere superiore che gestisca le controversie, non è sinonimo di caos totale o assenza di forma o organizzazione. Hirshleifer osserva che l'anarchia può essere vista: "intertribale o internazionale anche in sistemi che hanno le loro regolarità e schematicità." In altre parole, proprio come il "caos" in matematica può comportare una forma intricata e altamente ordinata di organizzazione, così "l'anarchia" non è del tutto informe o disordinata.
Hirshleifer analizza una serie di contesti anarchici. Come, ad esempio, oltre a relazioni tra sovranità, guerre tra bande nella Chicago del proibizionismo e "minatori contro usurpatori minerari nella corsa all'oro della California." Si noti che anche se la California era parte degli Stati Uniti dall'inizio della corsa all'oro nel 1849, le condizioni nei giacimenti auriferi erano propriamente descritti come anarchia. Come nota Hirshleifer, "[G]li organi ufficiali del diritto erano impotenti." Hirshleifer sostiene che le condizioni topografiche dei territori montuosi, oltre a un'efficace organizzazione di vigilantes da parte dei minatori per combattere le rivendicazioni degli usurpatori terrieri, rendessero difficile per bande di estranei impadronirsi delle miniere d'oro, nonostante la mancanza di un'efficace applicazione della legge. In altre parole, a determinate condizioni, la proprietà del valore può essere efficacemente protetta anche in condizioni di anarchia.
La domanda da porsi è se l'analisi teorica di Hirshleifer della dinamica dell'ordine spontaneo dell'economia naturale darwiniana è di qualche rilevanza per l’economia dell'Età dell'Informazione. Sospettiamo che lo sia. Anche se non prevediamo un’anarchia generalizzata, o condizioni simili a quelle dei giacimenti auriferi dell’età dell’oro, prevediamo un aumento del numero di relazioni anarchiche nel sistema mondiale. Alla luce di questa attesa, l'argomento di Hirshleifer sulle condizioni in cui "due o più concorrenti anarchici" possano "mantenere in equilibrio quote fondamentali delle risorse socialmente disponibili" è suggestivo. In particolare, egli esplora l’evenienza in cui l'anarchia tende a trasformarsi in tirannia, il che succede quando i partiti anarchici vengono sottomessi da un’autorità schiacciante.
Questi problemi possono essere più importanti per comprendere l'Età dell'Informazione rispetto a quanto lo erano nell'Età Industriale. Parte del motivo per cui le dinamiche dell'anarchia sono state meno cruciali nei secoli recenti di quanto potranno esserlo nel nuovo millennio è proprio perché il ricorso alla violenza è aumentato in tutto il periodo moderno. Ciò ha determinato la formazione di forze militari sempre più grandi, come negli gli Stati-Nazione negli ultimi secoli, e ha reso la guerra su larga scala un fattore decisivo nei rapporti tra giurisdizioni. Uno stato di guerra, per definizione, pone fine all'anarchia ponendo i concorrenti per il controllo delle risorse sotto il dominio di un'autorità più potente. D'altra parte, il calo dell’importanza della battaglia, che corrisponde alla superiorità della difesa nella tecnologia militare, contribuisce alla stabilità dinamica dell'anarchia. Pertanto, l'impatto della tecnologia dell'informazione nel ridurre l’importanza dell'azione militare dovrebbe rendere l’anarchia nei rapporti tra mini-sovranità più stabile e meno prona alle conquiste da parte di grandi governi. Il calo d’importanza della battaglia implica, ovviamente, anche meno combattimenti, che è una prospettiva incoraggiante per il mondo nell'Età dell'Informazione.
Un'altra condizione importante per sostenere l'anarchia è la sopravvivenza o l’adeguatezza del reddito. È probabile che gli individui che non dispongono di un reddito sufficiente per sostenersi si dedichino con molto impegno alla lotta per impossessarsi di risorse sufficienti per sopravvivere, oppure cedano a un altro concorrente in cambio di cibo e sostentamento. Qualcosa di analogo a ciò avvenne con l'ascesa del feudalesimo durante le trasformazioni dell'anno Mille. Prevediamo che un buon numero di persone con reddito basso, che prima sarebbero dipese dallo stato per il proprio sostentamento, finiranno a lavorare e svolgere servizi presso gli individui più abbienti. Tuttavia, il solo fatto di non auto-sostenibilità da parte di alcuni contendenti in una mischia hobbesiana (o guerra di tutti contro tutti) non ci dona certezza sulla prevedibilità del comportamento sociale. Come dice Hirshleifer: "[Il] mero fatto di avere basso reddito in condizioni di anarchia, . . . di per sé non fornisce alcuna chiara indicazione di ciò che è probabile che accada dopo".
Un'altra condizione interessante per la sostenibilità in un periodo di anarchia è che le risorse siano "prevedibili e difendibili". Nell'analisi di Hirshleifer, "[A]narchia è un accordo sociale in cui i contendenti lottano per conquistare e difendere le risorse durevoli." Egli descrive le "risorse durevoli" includendo "terreni o beni strumentali mobili". Nell'Età dell'Informazione, le risorse digitali possono rivelarsi prevedibili, ma non saranno "risorse durevoli" del tipo che Hirshleifer identifica con la territorialità e l’anarchia. In effetti, se il denaro digitale può essere trasferito ovunque sul pianeta alla velocità della luce, la conquista del territorio in cui è incorporata una banca cibernetica può essere uno spreco di tempo. Gli Stati-Nazione che desiderano sopprimere gli Individui Sovrani dovrebbero sequestrare contemporaneamente sia i paradisi bancari del mondo sia i paradisi digitali dove i dati crittografati verranno nascosti. Anche allora, se i sistemi crittografati sono progettati correttamente, gli Stati-Nazione sarebbero semplicemente in grado di sabotarli o distruggere determinate somme di denaro digitale, non di certo impossessarsene.
La conclusione è che il bene più vulnerabile dei ricchi nell'Età dell'Informazione potrebbe essere la loro persona fisica, in altre parole, la loro vita. Ecco perché temiamo il terrorismo in stile luddista nei prossimi decenni, forse in parte segretamente incoraggiato da agenti provocatori al servizio degli Stati-Nazione.
A lungo termine, tuttavia, dubitiamo che i principali Stati-Nazione avranno successo nella soppressione degli Individui Sovrani. Per prima cosa, gli stati esistenti, specialmente nelle regioni povere di capitali, scopriranno di avere più da guadagnare ospitando Individui Sovrani che mantenendo la solidarietà con gli Stati-Nazione del Nord Atlantico e sostenendo la santità del sistema "internazionale". Il fatto che gli stati sociali in bancarotta e ad alta tassazione vorranno mantenere "i loro cittadini" e "il loro capitale" nel "loro paese" non saranno motivi convincenti per essere usati come esempio da seguire da parte di centinaia di sovranità frammentate sparse per il globo.
Diciamo questo nonostante ci siano migliaia di organizzazioni multinazionali progettate per condizionare il comportamento delle varie sovranità del mondo. Non ci possono essere dubbi sul fatto che alcune di queste organizzazioni, come l'Unione Europea e la Banca Mondiale, siano molto influenti. Ma bisogna ricordare che le giurisdizioni che renderanno gli Individui Sovrani i benvenuti beneficeranno in modo significativo della loro presenza. Anche una potenza cocciuta come gli Stati Uniti, che è vincolata dalla sua situazione attuale a lavorare vigorosamente per prevenire l’emergere di una economia digitale fuori dal controllo del governo, alla fine non vorranno escludere quei cittadini del mondo (con redditi alti) che non desiderano essere cittadini americani. Ciò è particolarmente probabile in quanto lo shopping è ora una grande attrattiva dei viaggiatori. In definitiva, anche se ben dopo gli altri, gli Stati Uniti, o parte di essi, parteciperanno alla commercializzazione della sovranità a causa della pressione competitiva.
Tali pressioni si faranno sentire più vigorosamente negli Stati-Nazione con i bilanci più deboli. Tra i nuovi centri "offshore" ci saranno frammenti ed enclavi degli attuali Stati-Nazione, come il Canada e l'Italia, che sicuramente si disintegreranno entro il primo quarto del XXI Secolo. La nascita di un mercato globale per giurisdizioni di alta qualità ed efficienti in termini di costi contribuirà a raggiungere tale obiettivo. Come nel commercio ordinario, ci saranno più concorrenti su piccola scala, agili e meglio in grado di competere. La giurisdizione scarsamente popolata può più facilmente strutturare sé stessa per operare in modo efficiente.
L'élite dell'informazione cercherà una protezione di alta qualità contrattando per un prezzo ragionevole. Anche se questo prezzo sarà ben al di sotto di quanto sarebbe richiesto per avere risorse da redistribuire a tutta la popolazione degli Stati-Nazione per come sono strutturati ora (con decine di milioni a centinaia di milioni di cittadini) non sarebbe una cifra banale in una giurisdizione con una popolazione di decine di migliaia o centinaia di migliaia di persone. I versamenti fiscali, e altri vantaggi economici derivanti dalla presenza di un piccolo numero di individui estremamente ricchi, implicano un beneficio pro capite molto più elevato per una giurisdizione con una popolazione ridotta piuttosto che in una giurisdizione con milioni (o addirittura miliardi) di abitanti.
Dal momento che sarà praticamente irrilevante il luogo dove una persona domicilierà i propri affari, eccetto nel senso puramente negativo che alcune domiciliazioni implicheranno maggiori responsabilità rispetto ad altre, le piccole giurisdizioni troveranno più facile stabilire termini di protezione commercialmente efficaci. Pertanto, le giurisdizioni con popolazioni ridotte godranno di un enorme vantaggio nel formulare una politica fiscale attrattiva per gli Individui Sovrani.
Crediamo che l'era dello Stato-Nazione sia finita, ma questo non vuol dire che il fascino del nazionalismo, come scintilla delle emozioni umane, sarà immediatamente placato. Essendo un’ideologia, il nazionalismo è ben posizionato per attingere a bisogni emotivi universali. Conosciamo tutti l'esperienza dello stupore, come si potrebbe provare vedendo per la prima volta le Cascate del Niagara o in piedi all'ingresso di una grande cattedrale. Tutti abbiamo avuto l'esperienza dell'appartenenza, come potremmo provare a una festa di Natale in famiglia, o come membri di una squadra di successo in qualche sport. La cultura umana richiede una risposta a entrambe queste potenti emozioni. Siamo illuminati dalla cultura storica del nostro paese, che è essa stessa parte della più ampia cultura dell'umanità. Siamo confortati dalla consapevolezza che apparteniamo a un gruppo culturale, che ci dà sia un senso di partecipazione sia un'identità.
L'impatto di questi simboli culturali può avere un fortissimo effetto emotivo. Le associazioni americane della bandiera, dell'inno nazionale o della festa della famiglia il Giorno del Ringraziamento, le associazioni inglesi della monarchia o del cricket hanno tutti una presa reale sull'immaginario collettivo dei cittadini, una presa che è rinforzata dalla ripetizione e va in profondità nel subconscio della mente. Tali simboli aiutano a dirci che tipo di persone siamo e a rimembrarci la condivisione di una cultura nazionale. Quando i manifestanti contro la guerra del Vietnam volevano scioccare il resto degli Stati Uniti, bruciarono la bandiera. Gli inglesi scontenti attaccano la monarchia e sono persino noti per aver devastato i campi da cricket.
Questi eventi sono superficiali, ma non irrilevanti. Queste sono le istituzioni per le quali ci è stato insegnato a morire. Qualunque sia il cambiamento nelle condizioni megapolitiche (e il conseguente cambiamento delle istituzioni) rimarranno probabilmente importanti nell'immaginario collettivo delle persone che sono cresciute, come noi, nel XX Secolo.